L'ANALISI
RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI
15 Marzo 2021 - 12:19
MILANO (15 marzo 2021) - In Lombardia ci sono 180mila over 75 non autosufficienti ma solo 62mila posti letto (accreditati e non) nelle residenze sanitarie assistenziali. Questo è uno dei dati riportati nella ricerca realizzata da Spi Cgil e Fondazione Ires 'Rsa: conoscerle per rinnovarle' presentata oggi insieme a una serie di proposte per migliorare il sistema nel suo complesso, che vanno dalla creazione di una rete efficace per la non autosufficienza all’aumento della quota sanitaria (a carico della Regione) nelle rette. Siamo «sempre disponibili a un dialogo con il Governo per la realizzazione di una legge quadro sulla non autosufficienza che preveda il riconoscimento della condizione di non autosufficienza determinata con criteri uniformi in tutto il territorio nazionale, la copertura integrale dei costi delle prestazioni a carico del SSN per l’assistenza alle persone non autosufficienti gravissime, il riconoscimento della figura del caregiver» ha premesso il segretario generale Spi Cgil Lombardia Valerio Zanolla, convinto che serva «un incremento delle risorse nazionali e regionali, così come la scelta delle fonti di finanziamento. A livello regionale, va ribadita e rinegoziata la garanzia del valore pubblico e universale del sistema sociosanitario come fondamento istitutivo e organizzativa». Nel 2015 la Regione, dove ci sono 717 rsa per un totale di 62.467 posti accreditati, ha speso 561 euro pro capite per gli over 65 di cui 457 per i servizi residenziali e 'solò 104 per quelli domiciliari e per i servizi ambulatoriali diurni. Da qui la richiesta - dopo i focus realizzati con 50 testimoni privilegiati - di creare una rete di servizi integrati per i non autoufficienti. Insomma di creare una alternativa all’ingresso nelle rsa che «hanno seguito negli ultimi anni un percorso di 'sanitarizzazionè, ospitando casi sempre più gravi e complessi da un punto di vista assistenziale, anche in conseguenza di una riduzione delle attività di lungodegenza del sistema sanitario». D’altro canto per le rsa si chiedono una maggiore guida regionale e soprattutto un maggiore finanziamento. La quota sanitaria è al 39% della retta (con previsto un aumento del 2,5%) inferiore però a quella altre regioni. Durante la pandemia «le RSA sono state 'lasciate solè dal sistema sanitario - secondo la Cgil - ad affrontare un’emergenza per la quale non erano preparate, con l’unica arma dell’improvvisazione, senza avere gli strumenti per prevenire efficacemente il contagio né per assistere gli ospiti malati che gli ospedali. È necessario fare tesoro di questa esperienza drammatica per non ripetere gli stessi errori in futuro». (ANSA)
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