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Carbon border tax, Salini (Fi-Ppe): ‘Dazi verdi contro il dumping ambientale extra Ue

"Tagliare le emissioni globali sostenendo le nostre imprese e finanziare il Recovery plan"

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

10 Marzo 2021 - 21:10

Carbon border tax, Salini (Fi-Ppe): ‘Dazi verdi contro il dumping ambientale extra Ue

Massimiliano Salini

BRUXELLES (10 marzo 2021) - «Il Carbon border adjustment mechanism (Cbam) è una misura di tutela ambientale e, come Ppe, ci battiamo affinché inneschi un meccanismo virtuoso per la crescita: la sfida è reperire i fondi per finanziare Next Generation EU con il bilancio europeo riducendo le emissioni globali di CO2 e sostenendo, nel contempo, la competitività delle nostre imprese. La ‘Carbon tax alle frontiere’ è tra le risorse proprie per finanziare il Recovery Plan. Grazie ad essa, l’Ue potrà imporre ‘dazi verdi’ compensativi contro il dumping ambientale attuato da Paesi extra europei che non seguono misure climatiche rigorose come l’Europa. In questo modo si arginerebbe la concorrenza sleale e l’importazione di prodotti irrispettosi delle norme ambientali Ue, tutelando così le nostre imprese oggi leader nell’efficienza energetica, secondo la logica del Green deal. Per evitare ritorsioni commerciali da Paesi terzi, la misura dovrà inoltre essere compatibile con le regole WTO». E’ quanto dichiara l’europarlamentare (Fi-Ppe) Massimiliano Salini a seguito dell’approvazione oggi in plenaria della risoluzione “Towards a WTO-compatible EU Carbon border adjustment mechanism”, di cui l’eurodeputato è relatore per il Ppe in Commissione Commercio internazionale (Inta). 
 
«La proposta dell’Europarlamento accoglie le richieste del Ppe - spiega Salini - Prevede un meccanismo graduale e un’attenta valutazione dell’impatto della misura sulle nostre imprese; chiede inoltre che il Cbam non sia alternativo ad altre misure già in vigore come le quote Ets, il sistema di certificati per ridurre le emissioni di CO2. La priorità è infatti impedire che un meccanismo nato per finanziare la ripartenza economica, finisca invece per ostacolare le nostre industrie già sottoposte ai requisiti ambientali Ue estremamente sfidanti e che, in molti settori, a partire da quelli strategici come il siderurgico, già da diversi anni, grazie all’innovazione fanno scuola in quanto modello maturo di economia circolare. Se vogliamo incentivare la decarbonizzazione, scoraggiare il ‘carbon leakage’ e il trasferimento di produzioni in Paesi extra Ue non rigorosi nel ‘green’, è infatti prioritario che il nuovo meccanismo eviti incertezze giuridiche e premi le moltissime imprese europee virtuose sul fronte ambientale». 

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