L'ANALISI
16 Aprile 2020 - 08:51
Sequestrata dalla Fiamme Gialle una casa di riposo dove avvenivano maltrattamenti ai danni degli anziani ospiti. I militari hanno arrestato 6 donne, accusate a vario titolo di maltrattamenti, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio. Documentati attraverso telecamere nascoste decine di episodi di violenze fisiche e psicologiche (spintoni, calci, schiaffi, insulti e ingiurie) nei confronti degli anziani. Maltrattamenti che avrebbero indotto alcuni anziani ad atti di autolesionismo.
«Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, cosi la smetti; devi stare zitta, muta; devi morire, buttare veleno...». Era un vero e proprio regime di terrore quello instaurato nella casa di riposo «Aurora» dalla amministratrice Maria Cristina Catalano e da cinque sue dipendenti, tutte finite in carcere. Maltrattamenti e violenze inaudite nei confronti di anziani inermi picchiati con calci, schiaffi, colpi di scopa, perfino legati alle sedie per impedire loro di muoversi. Un campionario di crudeltà documentato in due mesi dalle immagini delle telecamere piazzate di nascosto dai militari della Guardia di Finanza nell’ospizio lager. Oltre alle violenze fisiche i degenti venivano anche insultati e sottoposti a continue mortificazioni psicologiche: "Sei una schifosa, devi dire che fai schifo» viene detto a una anziana che si lamenta. Insulti accompagnati dalle immancabili percosse fino a costringere la poveretta a ripetere «basta, faccio schifo..» e a schiaffeggiarsi da sola pur di fare cessare quella persecuzione insopportabile. Emblematiche anche le parole dell’amministratrice della casa di riposo in occasione del soccorso prestato inizialmente ad una degente, poi deceduta: «Ti dico che io in altri periodi avrei aspettato che moriva perché già boccheggiava...lo ripeto fosse stato un altro periodo non avrei fatto niente, l’avrei messa a letto e avrei aspettato. Perché era morta». Non è un caso dunque che il Gip, nell’ordinanza segnali "l'urgenza di interrompere un orrore quotidiano» evidenziando come «l'indole criminale e spietata degli indagati impone l'adozione della custodia cautelare in carcere ritenuta l’unica proporzionata alla gravità e alla immoralità della condotta e l'unica a contenere la disumanità degli impulsi».
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