L'ANALISI
03 Aprile 2020 - 13:12
«Le dimensioni del contagio sono molto superiori rispetto a quelle indicate dal numero di tamponi positivi. Succede sempre nel momento caotico dell’epidemia. I numeri reali che provengono da alcune zone di Bergamo sono particolarmente impressionanti. È legittimo pensare che questa epidemia in queste zone abbia avuto una dimensione ancora maggiore». Il virologo Roberto Burioni commenta così, all’Eco di Bergamo, i dati dell’indagine condotta da quotidiano e da InTwig, da cui è emerso che nella Bergamasca negli ultimi 31 giorni sono morte circa 5.400 persone di cui 4.500 riconducibili a coronavirus; la stima sui contagiati della provincia è di 288mila. «Il caso Bergamo insegna che bisogna intervenire subito e senza esitazioni nei momenti iniziali dell’epidemia identificando ed isolando tutti i contatti», dichiara Burioni. "Da questa tragedia abbiamo imparato che con la volontà se ne può uscire. Anche a Bergamo la situazione sta migliorando». Per il virologo, tuttavia, «non è il momento di pensare che presto tornerà tutto come prima. Ora dobbiamo pensare a contenere l’epidemia. La fotografia delle bare portate via dai camion dell’esercito è qualcosa che l’Italia non ha mai visto nella sua storia», sottolinea. «Ricominceremo gradualmente, ma la vita sarà diversa. Dovremo portare le mascherine e soprattutto le zone in cui è avvenuto un contagio così ampio saranno da studiare in modo approfondito per capire chi è guarito. Un contagio così esteso potrebbe avere anche qualche vantaggio perché molte persone - conclude - potrebbero essere immuni senza neanche saperlo».
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