L'ANALISI
27 Marzo 2020 - 08:24
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha respinto le accuse «estremamente estremiste, volgari e miserabili» rivolte ieri dal governo degli Stati Uniti a lui e ad altri 13 persone del suo governo riguardanti narcotraffico, riciclaggio e terrorismo. «Hanno lanciato accuse false - ha ancora detto - e come cowboy razzisti del secolo 19esimo mettono una taglia sulla testa di rivoluzionari come noi disposti a dare battaglia in tutti i campi». In un discorso pronunciato dal palazzo presidenziale, Maduro ha poi sostenuto che il presidente Donald Trump ha agito come "un ricattatore delle mafie newyorchine che lui ha diretto» e attraverso cui, ha assicurato, ha costruito la sua fortuna. Il leader chavista ha quindi aggiunto che «si tratta di un atto di pazzia, che danneggia colui che vuole fare danno, perché - ha spiegato - se c'è qualcuno che risulta danneggiato da questa azione è lo stesso governo da lui presieduto, perché noi abbiamo il morale alto per la lotta al narcotraffico che realizziamo da quando abbiamo allontanato la Dea» dal Venezuela. Maduro ha quindi evocato il progetto di «colpo di stato" guidato da (ex ufficiale venezuelano) Cliver Alcalá Cordones che, «è finanziato dalla Dea e dietro il quale vi sono (il presidente colombiano) Iván Duque e gli Usa». Lo stesso Alcalá, ha quindi detto, ha confermato ieri con le sue parole il coinvolgimento del (leader dell’opposizione) Juan Guaidó, nell’acquisto di un quantitativo di armi che dovevano essere utilizzate per un piano di uccisioni di alti responsabili in Venezuela.
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