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Colpi, follie e fallimenti: addio a Gaucci

Fece grande il Perugia in A e ci portò Gheddafi Jr

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

01 Febbraio 2020 - 19:08

Colpi, follie e fallimenti: addio a Gaucci

Il Perugia cosmico, le vittorie con Tony Bin, la prima donna in panchina con gli uomini, Carolina Morace durata 4 partite alla Viterbese, i giapponesi che scoprono l’Umbria grazie a Nakata e la mossa a effetto di Saadi al-Gheddafi in biancorosso. 'Big' Luciano Gaucci era tutto questo e tanto altro ancora, e di strada ne aveva fatta tanta da quando a Roma guidava il tram numero 8. Poi era cresciuto all’ombra della Dc andreottiana, diventando imprenditore di successo e rimanendo un generoso e amante delle mosse ad effetto. Gli piaceva provocare e stupire, ci si divertiva, non sempre però gli andava bene come quando portò a Perugia il primo cinese della storia serie A, peccato fosse quello sbagliato: Ma Ming Yu era stato confuso con un altro ma che non si mosse mai da Pechino.

Famoso anche per certe sue sfuriate e per avere perfino un castello con tanto di fantasma a Torre Alfina, fece la guerra a Matarrese, per un cavallo regalato ad un arbitro che gli costò una retrocessione a tavolino, e a Carraro, e la spuntò con il caso Catania (un’altra delle sue società) quando la Serie A dovette essere allargata a 20 squadre e la B a 22. Con la Figc litigò anche quando, nel 2003, voleva tesserare una calciatrice donna, la centravanti della Germania Birgit Prinz, per il Perugia dei maschi: «nessun regolamento lo vieta» sottolineò, ed era vero anche se poi non se ne fece niente.

Di mezzo ci sono storie, aneddoti e sfuriate che legano l'uragano Gaucci, al mondo del calcio, e non solo, e comunque a una città Perugia, che non lo ha mai dimenticato anche quando la società è fallita e e Big Luciano si è ritrovato indagato per bancarotta fraudolenta assieme ai figli Alessandro e Riccardo. Le accuse di aver fatto acrobazie con i libri contabili lo inseguirono fino a Santo Domingo dove si era rifugiato in una villa vicino a quella dell’attore Banderas, ma di sicuro Gaucci aveva fiuto negli affari. Lo dimostrano i 7 miliardi di lire pagati da investitori giapponesi per comprare Tony Bin, il cavallo fuoriclasse pagato «pochi spicci» grazie al quale per anni 'Lucianone' diede scacco agli sceicchi proprietari di scuderia. Già, miliardi e giapponesi, come quando cedette Nakata alla Roma, club di cui era stato vicepresidente, per 30 miliardi più Alenichev. Alla fidanzata Elisabetta, amica del figlio, regalò invece la Sambenedettese e la squadra marchigiana sfiorò la serie B.

Sotto la sua presidenza sono passati in tanti: campioni del mondo come Materazzi, Grosso e Gattuso, o altri discontinui ma poi diventati grandi allenatori come Allegri. Cambiava allenatori come calzini, e un giorno cacciò Castagner perché non aveva voluto sostituire Rapajc e Petrachi durante un Perugia-Juventus. Il coreano Ahn Jung-hwan, uno dei tanti talenti scovati in giro per il mondo, venne invece mandato via, nel 2002, perché ai Mondiali aveva segnato il gol dell’eliminazione dell’Italia. Di Baronio, anche lui licenziato, voleva invece bruciare la maglia numero 13, convinto che non portasse bene. Ha diviso Perugia e il mondo del calcio, e in tanti gli vorranno comunque bene, perché uno come lui non ci sarà più.

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