L'ANALISI
29 Gennaio 2020 - 09:30
Alcuni affermati imprenditori reggini del settore edile e immobiliare, dopo un’iniziale ritrosia per il timore di subire rappresaglie, hanno collaborato, per la prima volta, con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. È quanto emerge dall’operazione "Helianthus" condotta dalla polizia contro la cosca Labate di Reggio Calabria. Gli imprenditori hanno denunciato di essere vittime di ripetute estorsioni consistenti nel pagamento di somme di denaro, anche nell’ordine di 200 mila euro, ad esponenti di rilievo e luogotenenti del clan Labate o nell’imposizione dell’acquisto di prodotti dell’edilizia in attività commerciali nella disponibilità del clan. Tra gli elementi di vertice e luogotenenti della cosca figurano il boss Pietro Labate a cui il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere essendo detenuto per altra causa, al fratello Antonino reggente della cosca durante il periodo di latitanza di Pietro, al cognato (di entrambi) Rocco Cassone e ad altre nuove leve della consorteria.
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