L'ANALISI
09 Gennaio 2020 - 13:36
Fingendo di essere il padre, un nigeriano richiedente asilo, ospite in una struttura di Viterbo, tentò di portare una bambina di soli 10 anni in Germania allo scopo di destinarla allo sfruttamento lavorativo. Per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta di minorenni, Egagei Bright, nigeriano di 40 anni, è stato condannato a 8 anni e mezzo di reclusione dalla prima Corte d’assise d’appello di Roma (in primo grado gli erano stati inflitti dieci anni di carcere). La vicenda, nel febbraio 2017, per i suoi contorni catturò l'opinione pubblica dopo l’arresto di Bright per l’accusa di essere un trafficante di minori; accusa che ha sempre respinto. Accadde che una bambina di 10 anni, arrivata a Viterbo dalla Nigeria con colui che, secondo la ricostruzione accusatoria, diceva di essere suo padre, si ribellò rivelando il perché erano spariti dalla struttura dove si trovavano. Secondo quanto al tempo si apprese, erano diretti in Germania; la bambina - 'vendutà in Africa - avrebbe dovuto essere consegnata a una donna per un futuro fatto probabilmente di sfruttamento lavorativo. I due tentarono di entrare in Svizzera dopo un lungo viaggio che da Viterbo li aveva portati a Roma e poi a Milano e Como; furono bloccati, anche perché senza documenti, e riportati a Viterbo. Per Egagei Bright scattarono le manette per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta di minorenni. Processato, oggi è stato condannato in appello a 8 anni e mezzo di reclusione.
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