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CRONACA

Calci, pugni e insulti razzisti a sacrestano: arrestato

Daniele Duchi

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18 Ottobre 2019 - 19:23

Una vita in Italia, le radici in Africa e un lavoro nella chiesa della città, è stato aggredito e apostrofato con insulti razzisti per la seconda volta in due mesi. Oggi Deodatus Nduwimana, 50 enne italiano originario del Burundi e da quasi 20 anni sacrestano della basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate, in provincia di Varese, ha paura. A colpirlo con calci e pugni, dopo averlo minacciato e insultato per il colore della sua pelle, è stato un quarantenne del luogo, Luigi La Manna, arrestato dai carabinieri con l’accusa di atti persecutori e lesioni aggravate dalla discriminazione razziale. Due mesi fa lo stesso uomo aveva mandato Ndwimana in ospedale con una spalla lussata. «Per me dal 17 Agosto Piazza libertà è la piazza della paura, sto ancora cercando di curarmi per la precedente aggressione» - ha dichiarato il sacrestano - «sono sicuro di non meritarlo come non lo merita la città». Stamattina il cinquantenne stava entrando in oratorio, dopo aver accompagnato i suoi figli a scuola, quando La Manna gli si è scagliato contro urlando e colpendolo più volte. Lui ha cercato di ripararsi e si è difeso, sotto gli occhi di decine di testimoni. I carabinieri hanno bloccato l’aggressore nel bagno del Comune dove si era rifugiato, lo hanno trovato intento a sciacquarsi le mani e il sangue dovuto a un graffio sul collo riportato durante la colluttazione. Il 17 agosto scorso il quarantenne si era avventato contro il sacrestano, picchiandolo così forte da spedirlo in pronto soccorso con una spalla lussata. Dopo alla prima aggressione aveva ricevuto un ammonimento del questore, che però non lo ha fermato. «Cerco di tirare avanti anche grazie alla vicinanza di Gallarate» - ha continuato Ndwimana - quella vera che non insulta e non fa male al prossimo perché non ha lo stesso colore della pelle o altro». «Mi auguro che si trovi una soluzione affinché ogni persona che passeggia a Gallarate possa camminare senza aver paura che qualcuno gli faccia del male», ha concluso il sacrestano.

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