Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

1922-2022: CENTO ANNI DI FLORA

Era una baracca... La festa e l'orgoglio

Tra oggi e domani le celebrazioni per il secolo di vita della canottieri. Iniziative, ricordi e premi con vertici, soci e autorità. Il legame con il Po

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

17 Settembre 2022 - 13:40

Era una baracca... La festa e l'orgoglio

La prima palazzina di quella che sarebbe diventata la canottieri Flora

CREMONA - Canottieri Flora in festa per i suoi primi 100 anni: un secolo di vita per una società nata in una baracca (in affitto) sul Riglio nel 1922, con una ventina di affiliati e con pochi mezzi e pochi soldi, e che oggi conta quasi 4.000 soci e può vantare strutture sportive e ricreative all’avanguardia. Una celebrazione che coincide con i 30 anni della Festa al Padre Po e i 60 dell’Aics, e che inizia oggi: alle 17, nella sede sociale, verrà inaugurata la mostra di pittura «Luci e ombre del Grande Fiume» a cura di Cristina Colaianni. Poi a salutare gli ospiti sarà il presidente della Flora Pierangelo Fabris, (accompagnato dal Consiglio direttivo): spetterà a lui sottolineare gli aspetti salienti della vita di una società che compie 100 anni, dai traguardi alle difficoltà, al futuro e al compito che la Flora, con le altre canottieri, ha avuto in tutti questi anni, vale a dire quello di tenere in vita il rapporto tra il Po e la sua città. Sono previsti gli interventi del sindaco Gianluca Galimberti e dell’assessore allo Sport Luca Zanacchi e del presidente di Assocanottieri e della Bissolati Maurilio Segalini. E sono invitati anche tutti gli altri presidenti e consiglieri delle società rivierasche, da Monticelli a Casalmaggiore.

Uno scorcio della canottieri Flora oggi

Alle 17,30 Fulvio Stumpo, giornalista e storico, presenterà il volume «Il secolo della Flora» che ha come sottotitolo «La lunga storia della canottieri», un libro che ripercorre le tappe salienti (spesso difficili e a volte curiose) della società, con documenti inediti e foto d’epoca. Toccherà poi a Renato Bandera, storico esponente dell’Aics, fondatore della Festa al Padre Po e consigliere regionale del Coni per gli enti di promozione sportiva, raccontare i 30 anni della manifestazione, i convegni, le regate, gli amici che non ci sono più. Sarà assegnata la targa di riconoscimento per chi si è distinto nella divulgazione della cultura del Po designato dall’Assocanottieri e dall’Aics: il premio va a Giuseppe Bozzetti, della Baldesio, che da anni si impegna per la diffusione della voga alla veneta (il riconoscimento è stato assegnato nell’edizioni passate a Emilio Vitali, Mario Simonetto, Fulvio Stumpo, Armando Catullo e Renato Bandera).

L’inaugurazione nel 1980: il primo passo di una società che si è via via consolidata nel panorama delle società canottieri rivierasche della città


L’onorevole Bruno Molea, presidente nazionale dell’Aics, ricorderà le tappe storiche, l’impegno e il futuro dell’associazione in occasione dei 60 anni di attività di questo sodalizio che ha tenuto alta la cultura e lo sport, legati al sociale. Il pomeriggio si chiuderà con un rinfresco offerto dal Consiglio direttivo della Flora. I cent’anni della canottieri verranno celebrati anche domenica con la storica regata della Festa al padre Po, che come si diceva, compie 30 anni. Alla manifestazione remiera, organizzata in collaborazione con la Federazione canottaggio a sedile fisso, parteciperanno equipaggi di tutte le società canottieri, la vogata seguirà la solita rotta: dalla Flora alla punta Cristo dove monsignor Antonio Trabucchi impartirà la benedizione ai partecipanti e alle acque del Po. Al ritorno un ricco rinfresco aspetterà di vogatori nella Cupola del Cral della società Tamoil.

L'IMPRESA DEI "FLORINI" NELLA "TERRA DESOLATA"

«La nascita della canottieri Flora è un miracolo, perché tutto giocava contro di essa: non essere riusciti a comprare un terreno alle sue origini, nel 1921-1922, la natura, le questioni economiche, la burocrazia. Eppure, grazie a chi per un secolo ci ha creduto si è arrivati oggi, ad una canottieri all’avanguardia». Esordisce così Fulvio Stumpo nell'introduzione del suo libro «Il secolo della Flora». L’autore, giornalista e storico, ha ricostruito i 100 anni della canottieri mediante documenti di archivio e grazie anche alla documentazione conservata in società.

La copertina del libro dello storico Fulvio Stumpo sui cento anni della Flora

Dallo statuto, ai racconti orali: si sapeva che la Flora è nata nel 1922, ma di fatto non esiste un atto costitutivo, se non quello, ufficiale del 1962, con il quale la società viene rifondata. Stumpo, mediante lettere, contratti di affitto e disdette, progetti architettonici, mappali e seguendo le vicende personali di alcuni soci è riuscito a risalire alla nascita, che si colloca tra il 1921 e il 1922, quando le vite di Emilio Migliazza e Giuseppe Gazza incrociano quella dei primi «florini», ospitando e affittando, oggi uno domani l’altro, la società nei loro chalet, come si chiamavano all’epoca le strutture sul Po, quello Migliazza, appunto e il Lido Po. Questa la «preistoria» della Flora. Che dopo la Seconda Guerra cambia il nome in Deo Tonani, per ricordare un giovane partigiano ucciso, figlio di uno dei soci fondatori, Remo Tonani. Stumpo racconta le riunioni nei bar e nelle osterie per trovare una sede adeguata (sul finire degli anni ‘60 la società viene sfrattata perché gli eredi Migliazza e Gazza-Buzzi vendono i terreni), l’assegnazione di pochi metri quadrati da parte del Comune in un appezzamento di terreno dietro la Mac, che i soci liberano da erbacce costruiscono una baracca, nel vero senso del termine, tanto che gli enti preposti gli danno lo sfratto. 

Le operazioni di sbancamento dell’area dove sarebbe sorta la canottieri

E agli inizi degli anni Settanta inizia così la lotta per avere un pezzo di terra dove costruire la Flora: le promesse si sprecano, le polemiche anche, e i finanziamenti, anche se più volte garantiti, non arriveranno mai. Dopo un lungo braccio di ferro i vari enti preposti concedono alla Flora una «terra desolata» (come la chiamano i soci stessi), quella attuale, quella del mandracchio, dove c’erano solo boscaglia e lanche (purtroppo interrate, ma i tempi erano diversi). Ed è su questa «terra desolata» che si sviluppa finalmente la Flora e si materializza un’idea nata «cento anni fa nella mente di pochi e irriducibili florini che ci hanno creduto sempre».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400