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Quella tassa ingiusta sui rifiuti e l'ipocrisia della politica

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14 Settembre 2014 - 09:40

Quella tassa ingiusta sui rifiuti e l'ipocrisia della politica

La discarica abusiva in via Persico

Per chi esercita un’att ività economica non c’è niente di peggio dell’i ncertezza. Lo sanno bene gli imprenditori italiani, costretti a fronteggiare non solo le incognite del mercato ma soprattutto i nemici invisibili che si celano in Parlamento e all’i nterno della Pubblica amministrazione. Anche le famiglie sono penalizzate dal continuo cambiamento di regole e normative e dalla loro farraginosità. Sono un miraggio i bollettini prestampati per pagare le tasse, che il presidente del Consiglio si prefigge di recapitare a tutti i contribuenti, come ha annunciato all’in se di amento del suo esecutivo. La realtà è ben diversa. L’ha ammesso lo stesso Matteo Renzi nel suo recente show a ‘Porta a porta ’, disquisendo della tassazione sulla casa e sui servizi prestati dai Comuni. Quanto sia devastante l’effetto combinato della vessatoria normativafiscale deliberata dallo Stato e della sua rigida applicazione lo constatiamo quasi ogni giorno dalle cronache italiane e adesso anche a Cremona.

E’ senza precedenti la ribellione annunciata dalle cinque categorie del commercio e dell’artigianato che invitano i loro associati a non pagare la seconda rata della Tari, la famigerata tassa sui rifiuti, in scadenza il 16 settembre. Questa decisione clamorosa è maturata in risposta agli insoddisfacenti interventi promessi dal Comune per rimediare agli errori (se di errori si tratta) commessi dalla giunta precedente. Si sapeva che l’applicazione dell’a l iquota massima avrebbe moltiplicato fino a sei volte la tassa. Ed era facile prevedere la reazione di negozianti, ristoratori e piccoli imprenditori, titolari di cinquemila aziende costrette ad accollarsi il 43 per cento del costo di un servizio che raggiunge 35mila utenze, secondo quanto denuncia Confcommercio Cremona. La Tari è iniqua perché è ingiusto tassare lo smaltimento dei rifiuti in base alla superficie occupata e non per la quantità di immondizia effettivamente prodotta. Ne ll ’applicazione della tariffa puntuale, Cremona è in forte ritardo anche rispetto ad altri centri della provincia come Crema e Casalmaggiore. Le conseguenze del deficit amministrativo e di scelte sbagliate di politica ambientale gravano sui contribuenti.

Ma oggi, per la prima volta, i piccoli imprenditori cremonesi si ribellano. La rivolta contro un sistema ingiusto colpisce una giunta di centrodestra che per fare cassa ha assunto una delibera che punisce chi lavora e quella di centrosinistra che non è intervenuta con un colpo di spugna, pur potendolo fare. La continuità tra l’operato dell’esecutivo in carica e quello che l’ha preceduto è dettata solo dalle necessità di bilancio. Ed è una continuità all’insegna dell’i ng iustizia che mina il rapporto fiduciario con la nuova Amministrazione. I nuovi inquilini di piazza del Comune dovrebbero riflettere sull’a lleanza inedita che si è creata tra associazioni antagoniste, riunite sotto il segno della ribellione fiscale. Non è un trofeo da esibire per un’ammini strazione che fa del confronto e del dialogo una prassi di lavoro. Qualcuno dovrebbe suggerire ai guardiani del vapore di prestare attenzione su almeno due esigenze. Innanzi tutto i cittadini e le imprese vogliono dal Comune concretezza, quindi decisioni precise e ponderabili su questioni certe e misurabili come la Tari. Da una esigenza discende l’altra. C’è chi apprezza fantasie, voli pindarici e fiumi urbani. Ma solo qualcuno. E l’ambizione di un sindaco e di una giunta non è rappresentare un’élite.
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