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Sul banco dell’Ortolano le nostre bellezze

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

31 Agosto 2014 - 11:24

Sul banco dell’Ortolano le nostre bellezze

L'Ortolano dell'Arcimboldi esposto a Cremona

Una certezza l’abbiamo: il destino di Cremona non è legato a un quadro e i cremonesi hanno ben altri problemi a cui pensare rispetto all’Ortolano dell’Arcimboldo. La giunta comunale ha negato alla Regione il prestito della tela richiesta per l’intera durata dell’Expo 2015. Gli organizzatori vorrebbero esporla nel nuovo polo fieristico di Rho-Pero perché quel quadro ha ispirato la Walt Disney nella creazione della mascotte Foody, raffigurata nel logo della manifestazione. Senza questo aggancio, nessuno si sarebbe sognato di chiedere in affidamento temporaneo un quadro dimenticato nelle sale deserte della pinacoteca Ala Ponzone dove stentiamo a credere che sia mai arrivato qualcuno appositamente dal l’estero per vederlo. E’ probabile che anche la maggioranza dei cremonesi abbia appreso solo ora, dalla polemica con la Regione, che al Museo è conservata un’opera così originale. Expo sarà la vetrina milanese e lombarda sul mondo perciò l’offerta turistica e culturale guarderà prevalentemente agli stranieri. Senza nulla togliere al valore artistico del dipinto, i frequentatori dell’Expo avranno ben altre attrazioni a portata di mano e sulle quali concentrare la loro attenzione. E’ probabile che dagli Uffizi di Firenze non arrivino la Venere di Botticelli né i bronzi di Riace da Reggio Calabria. Sono due capolavori inamovibili, tra i molti richiesti anche a pagamento dal comitato organizzatore. Pur in assenza di quelle opere, immaginiamo che non ci saranno valide ragioni per perdere una giornata di Expo e visitare il Museo civico di Cremona. Per quanto ricco, ben strutturato e accogliente, l’Ala Ponzone non regge il confronto col Cenacolo Vinciano, Brera o il Museo del Duomo di Milano. Al netto delle provocazioni e del giudizio sferzante sul valore del ‘nostro’ Arcimboldo, Vittorio Sgarbi ha ragione nel dire che solo Firenze, Venezia e Torino, oltre a Milano, beneficeranno del flusso di 20 milioni di visitatori attesi l’anno prossimo. 
Perché l’interesse dell’Esposizione mondiale superi l’area metropolitana e abbracci il resto della Lombardia, occorre offrire ben altro che un quadro di un autore minore. Cremona ha ottime carte da giocare e la polemica innescata dal mancato prestito non giova all’immagine della città. Il Torrazzo, piazza del Comune, un agroalimentare che proprio nell’Expo troverà la consacrazione, un ambiente naturale preservato dal cemento, il fascino del Po: sono questi gli assi da calare. La liuteria e la musica, esaltate dal Museo del Violino e dal Teatro Ponchielli, sono le eccellenze che giustificano un viaggio. Un’amministrazione consapevole di queste potenzialità deve proporre un marketing territoriale costruito sulle peculiarità cremonesi, senza pretese velleitarie e impuntature campanilistiche. Compete ai politici sfruttare al meglio quel poco e quel tanto che abbiamo, senza illuderci che la montagna vada da Maometto. Facciamo dell’Ortolano il biglietto da visita di Cremona. Il prestito all’Expo serve a renderlo il nostro ambasciatore nel mondo con l’impegno che in concomitanza con la sua esposizione si concordi un pacchetto di proposte turistiche finalizzate alla conoscenza e alla valorizzazione delle specificità locali. Così si può sperare di intercettare qualche turista. E comunque si semina per il futuro. E’ un investimento, come lo sono stati i prestiti degli strumenti della collezione civica e di opere d’arte, concessi dalle Amministrazioni precedenti, che hanno contribuito a far conoscere Cremona nel mondo. La disponibilità e le frequenti collaborazioni passate rendono incomprensibile l’attuale arroccamento e fanno apparire gretta e autoreferenziale una città aperta e generosa, ma guidata da politici dotati di scarso realismo e specializzati nel lasciarsi sfuggire occasioni preziose. Perri e i suoi hanno rifiutato il concerto lirico offerto gratuitamente anche quest’anno da Maserati e Fondazione Pavarotti. E intanto la giunta Galimberti seguita a ratificare decisioni sbagliate prese dai predecessori, compresa quella sull’Arcimboldo. Tra destra e sinistra c’è poco da stare allegri.

Vittoriano Zanolli
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