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Tari intoccabile, fallimento della politica

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17 Agosto 2014 - 12:43

Tari intoccabile, fallimento della politica
La politica che non rimedia ai danni causati dalla politica certifica il suo fallimento. Non sono per nulla convincenti i motivi che impediscono al Comune di Cremona di cancellare l’aumento abnorme per i commercianti della Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti che sostituisce la Tarsu. I coefficienti furono deliberati in aprile dalla giunta di centrodestra, in piena campagna elettorale, e agli atti non risulta che l’opposizione di centrosinistra abbia alzato barricate per bloccare una manovra che avrebbe moltiplicato fino a sei volte i vecchi importi. Tutti sapevano, ma quasi nessuno fiatò. L’unico del Pdl a dissociarsi fu l’asse ssore Francesco Bordi che disertò la votazione. Con cinico opportunismo si decise scientificamente, per esigenze di bilancio, di creare un danno a una categoria produttiva. Non c’è colpa, ma dolo nell’operato della precedente Amministrazione perché l’effetto dell’a pplicazione della nuova tassa ai livelli massimi era previsto, com’era calcolato anche il gettito di cassa. Forse gli amministratori non avevano preventivato la rivolta dei negozianti ma solo perché non è nel loro dna stimare gli effetti differiti delle azioni che compiono. Nel caso specifico si andavano a colpire i bottegai che nei cinque anni precedenti avevano avuto col Comune rapporti tesi sino al limite della rottura per cui un certo compiacimento c’è stato, almeno da parte di qualcuno. Comunque le elezioni rappresentavano uno spartiacque fisico che sollevava psicologicamente maggioranza e opposizione dalla responsabilità di valutare ciò che sarebbe successo dopo il 25 maggio.
Era facile immaginare che la Tari sarebbe rimasta invariata e non lo diciamo col senno di poi. Con la vittoria del centrodestra non ci sarebbe stata ragione di modificare una decisione impopolare che però non aveva influenzato negativamente il voto. Col successo del Pd, sarebbe stato facile scaricare ogni responsabilità su chi aveva governato prima. Così è stato. E a proposito di responsabilità, l’ex assessore al Bilancio Roberto Nolli, che ne ha da vendere, seguita imperterrito a declinare colpe che sono soprattutto sue, addossandole agli amministratori in carica nei suoi stucchevoli cinguettii sui social network. L’ex vicesindaco si astenga per pudore dal commentare una vicenda che porta la sua firma mentre l’att ua le giunta doveva avere il coraggio di dire subito che confermava la stangata. La trattativa con le associazioni di categoria si è trascinata due mesi senza produrre il risultato chiesto dai commercianti che non pretendevano un trattamento di favore ma condizioni analoghe a quelle applicate nelle città vicine come Crema, Lodi e Brescia. Le agevolazioni e le dilazioni di pagamento proposte dal Comune al tavolo di giovedì scorso lasciano inalterata la sostanza: prima o poi la Tari 2014 è da saldare nella misura stabilita lo scorso aprile. Di un’eventuale revisione delle tariffe si parlerà l’anno prossimo, con l’avvio di un’indagine statistica delle quantità di rifiuti prodotte e la creazione di un nuovo servizio di raccolta.
L’Amministrazione municipale riconosce implicitamente che la Tari, applicata sulle superfici, è ingiusta. Di quest’ingiustizia cittadini e imprese devono ringraziare la politica locale che a Cremona ha accumulato ritardi mentre nel Cremasco e nel Casalasco già si sperimenta la tariffa puntuale, studiata per pagare lo smaltimento dell’i m m o n d izia effettivamente prodotta. Il ricorso al Tar ventilato dai commercianti serve più che altro a motivare la categoria e a evitare che alla frustrazione per le risposte evasive ricevute dal Comune subentri la rassegnazione. In un Paese corporativo come il nostro, dove ci si disinteressa o addirittura si ride delle disgrazie altrui, pensiamo che molti di coloro che non sono personalmente coinvolti in questa vicenda stentino a percepirne la gravità. Quando i pubblici amministratori avallano decisioni ingiuste, derogano alla loro funzione primaria, che è quella di lavorare per il bene della comunità. E la politica smette di essere l’arte del possibile.
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