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Dopo l’onda blu arrivi una piena di idee

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

10 Agosto 2014 - 10:37

Dopo l’onda blu arrivi una piena di idee
Ai lati delle immaginarie onde del Po, troppo azzurre per risultare realistiche, lungo i 160 metri di corso Garibaldi inseriti nel progetto di rigenerazione urbana, campeggiano le scritte ‘saldi’ su vetrine desolatamente vuote. I negozi chiusi dalla crisi del commercio fanno da triste quinta al palcoscenico inventato dal Comune di Cremona, dove si avvicendano da qui a settembre spettacoli e momenti di intrattenimento culturale per spettatori di tutte le età. I colori, i suoni e i giochi del singolare teatro a cielo aperto inventato dalla giunta Galimberti stridono con la fissità di negozi senza vita. Sono morti. Rianimare quelle botteghe è impresa ben più impegnativa di un progetto temporaneo di rigenerazione urbana, costato diecimila euro e che in ottobre svanirà come un mandala tibetano. Le onde colorate evaporeranno, ma intanto la spinta innovativa di un’idea provocatoria e un po’ rivoluzionaria avrà fatto breccia nel grigiore che avvolge la città. I cremonesi si dividono. Molti accolgono con favore la novità: sono sorpresi ma si lasciano coinvolgere. Sospendono il giudizio o ne danno uno positivo. Altri bocciano senza appello il primo intervento concreto della nuova Amministrazione sulla città. I puristi, indignati, considerano quelle pennellate variopinte sull’asfalto la profanazione di una città d’arte tra le più belle d’Italia. Voce fuori dal coro, Philippe Daverio, uno dei critici più rigorosi e competenti, già assessore al Comune di Milano benedice il fremito innovatore sollevato dal fiume urbano che sarebbe piaciuto al suo collega Renato Nicolini. Se l’obbiettivo era far parlare di sè con poca spesa, il progetto è perfettamente riuscito. Si parla, si discute, si litiga. Il confronto viaggia sui social network e suscita curiosità.

Ma non è con quattro panche in legno, col gioco dell’oca, con qualche fioriera o dipingendo l’asfalto che si risolvono i gravi problemi che affliggono il centro di Cremona. E’ presto per vedere gli interventi strutturali dei quali la città ha urgente bisogno per uscire dal coma. Ma è importante che essi figurino nell’agenda del sindaco. Serve un progetto complessivo di rilancio della vasta area che circonda il Duomo. Lo si attende da anni, inutilmente. E intanto il baricentro urbano si è spostato all’ex Feltrinelli e nuovi supermercati sorgono a ridosso del centro e in periferia, aumentando a dismisura un’offerta commerciale già ipertrofica. Il centro muore e non ha senso discutere di contaminazioni tra generi o di difesa di un’identità storica, a proposito delle onde dipinte in corso Garibaldi e della kermesse che le accompagna. Uno dei pregi del progetto è la sua temporaneità. Lasciamo per due mesi che il fiume turchino scorra sull’asfalto. Pensiamo seriamente al futuro di Cremona e del centro che della città è il cuore pulsante. La pedonalizzazione di corso Campi, eseguita a fine anni Novanta, era parte di un piano organico che doveva culminare nella creazione di una zona a traffico limitato attrezzata sul modello delle città del nord Europa. Nei successivi ventiquattro anni si è proceduto in modo disordinato e sconclusionato. E’ stato sconfessato ciò che prima era stato fatto, ma si è distrutto senza costruire. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti. La gravissima crisi del commercio di Cremona non è imputabile solo alla recessione economica o alla disaffezione per i negozi di vicinato. Scelte urbanistiche sbagliate e l’incapacità di programmare sono le cause principali delle difficoltà attuali. Occorrono riforme strutturali e incentivi che favoriscano la riapertura dei negozi. Sono indispensabili agevolazioni per il recupero degli immobili e politiche abitative finalizzate all’aumento della popolazione residente in centro. Questi obbiettivi si raggiungono solo se i servizi offerti a cittadini e imprese risultano soddisfacenti. E per servizi intendiamo trasporti pubblici efficienti e un progetto viabilistico che interessi l’intera zona a traffico limitato e i collegamenti con le periferie. Anche il sindaco sa che qualche pennellata, un po’ di giochi, le aree di incontro e wifi e l’animazione non risolvono i problemi del commercio. Non sono risolutivi, ma attirano gente su una porzione in necrosi di quel cuore malato. Per qualche giorno la rivitalizzano. E’ un esperimento, prendiamolo per quel che è. Lasciamo scorrere il fiume urbano, finché c’è. E auguriamoci che porti una piena di idee. 
Vittoriano Zanolli
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