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Ora basta propaganda, diteci che cosa volete fare

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18 Maggio 2014 - 11:03

Ora basta propaganda, diteci che cosa volete fare
I governanti italiani sono forse gli unici al mondo che in missione all’estero continuano a parlare di questioni nazionali. Rispondono agli avversari, polemizzano con i loro colleghi, inviano messaggi in codice ai partiti, alle forze sociali, economiche, alle autorità civili, militari e religiose. Utilizzano in modo improprio e con arrogante protervia il palcoscenico di turno, senza curarsi dei loro ospiti, spiazzati dai discorsi su argomenti a loro sconosciuti che di volta in volta sono costretti ad ascoltare. E’ un vizio che contagia politici di ogni ordine e grado, dal presidente della Repubblica all’ultimo dei parlamentari. Questa consuetudine non si può liquidare come una delle tante cattive abitudini italiane. Disquisire all’estero di fatti interni è il riflesso condizionato della scarsa attenzione prestata dagli italiani a tutto ciò che accade oltre confine. Chi ci rappresenta non fa altro che assecondare il sentimento comune e per questo riserva il minimo sindacale a questioni che in patria suscitano interesse marginale. L’Unione europea e le politiche comunitarie rientrano nella nostra sfera d’attenzione solo quando ci toccano direttamente o quando interferiscono con le vicende italiane. Ne è una prova il disinteresse per la campagna elettorale in corso per il rinnovo dell’europarlamento.

Tutti i partiti, dal Pd al Movimento 5 Stelle, dalla Lega a Forza Italia, considerano l’appuntamento di domenica prossima come un test di politica interna. Il governo è sotto pressione perché la sua tenuta, e la sua durata, dipendono anche dai risultati delle elezioni europee. I grillini, il Carroccio e la sinistra estrema hanno ridotto questa scadenza a un banale referendum contro l’Europa. E intanto dove si vota per il rinnovo dei consigli comunali e regionali, tutta l’a ttenzione è concentrata sulle amministrative. Disinformati e disorientati, voteremo senza conoscere la posta in palio, che è altissima. Bisogna riconoscere che la noia suscitata dalle europee sarebbe ben più diffusa e l’astensione ancor più massiccia di quella prevista se non ci fossero questioni interne a ravvivare l’attenzione. Pensiamo al probabile sorpasso dell’M5S su Forza Italia e alla vittoria dalla quale Matteo Renzi fa dipendere il suo futuro impegno politico, dato che l’in vest itu ra del premier è avvenuta senza la consacrazione delle urne. La campagna elettorale procede a suon di slogan e di proclami demagogici che alimentano un dibattito povero di idee e tutto sommato sterile. Ne deriva una sempre minore propensione alla riflessione e al confronto, elementi indispensabili per la crescita democratica del Paese, ma azzerati dai caravanserragli televisivi. Le concomitanti elezioni amministrative contribuiscono a relegare i candidati alle europee in un cono d’ombr a, anche se il dibattito locale è tutt’altro che appassionante. La banalizzazione della discussione politica, spesso vuota e inconcludente, riduce i programmi elettorali a puri esercizi retorici.

D’altronde oggi si vince grazie alla capacità persuasiva, al carisma personale e all’onda nazionale che spinge l’uno o l’altro candidato. Non si catturano più i voti con promesse fumose o irrealizzabili, eppure qualcuno è ancora convinto del contrario. Prendere atto della mutata realtà sarebbe utile anche agli aspiranti sindaci di Cremona che dovrebbero semplificare i loro messaggi e assumere pochi impegni, ma molto chiari. Invece tutti peccano di scarso senso pratico. In undici a Cremona si contendono la poltrona di primo cittadino. Finora nessuno di loro ha detto in modo netto e inequivocabile che cosa vuole fare per rivitalizzare il centro storico. E’ un nodo cruciale che le ultime cinque amministrazioni non sono riusciteonon hannovoluto sciogliere. I candidati dovrebbero confrontarsi su questa e su altre questioni essenziali per la città, come la creazione di occasioni di lavoro e sviluppo, il contrasto della microcriminalità, le politiche ambientali e l’immigrazione. Non riescono a immaginare, come dovrebbero, la città del futuro e si rifugiano nei libri dei sogni. Manca una settimana al voto. Ci auguriamo che i candidati impieghino questo scorcio di campagna elettorale non nella vacua emulazione dei leader nazionali. Dimentichino la propaganda e assumano pochi e precisi impegni. Ci facciano capire una volta per tutte perché li dobbiamo votare.
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