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Diteci come guarire Cremona dal male oscuro

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

06 Aprile 2014 - 10:38

Diteci come guarire Cremona dal male oscuro
Al contrario di ciò che dicono e scrivono alcuni esponenti politici locali, gli elettori sono interessati ai temi etici e alla contesa della falce e martello, simboli sacrificati dall’estrema sinistra cremonese per allearsi col Pd alle prossime elezioni. Ne è una prova il confronto tra opi nioni diverse che il giornale ha ospitato in questi giorni. Mai come ora sono necessarie chiarezza e trasparenza. Recarsi alle urne per molti è un sacrificio, un dovere da assolvere, più che un diritto da esercitare. La disaffezione per la politica è tale che per superarla serve un atto di fede, per un’idea o per una persona. E’ un’apertura di credito che si concede non senza garanzie. Per valutare lo spessore di un candidato, non basta la pubblicazione delle notizie relative al reddito e ai beni posseduti, che la legge impone. Bisogna conoscere lo stile di vita e le convinzioni morali di chi è in lista, pur sapendo che anche queste informazioni possono risultare parziali. Vogliamo credere che la folta pattuglia di aspiranti sindaci di Cremona sia composta da persone degne di svolgere uno dei compiti più delicati che la democrazia elettiva assegna. A ognuno di loro chiediamo se siano consapevoli della missione (impossibile?) che si impegnano a svolgere. La città sembra pervasa da un male oscuro degno della penna di Giuseppe Berto. Se le radici della sofferenza di Cremona sono difficili da individuare, ancor di più lo è la terapia. Dal nuovo sindaco i cittadini si attendono un rilancio che nella situazione pre-comatosa attuale appare quasi una resurrezione. Da anni vediamo la città scivolare lungo un piano inclinato del quale non si scorge il fondo. Servono idee forti e pochi progetti realizzabili e condivisi per fermare un declino che sembra inarrestabile. A sette settimane dal voto, si impone una riflessione sui programmi. Non parliamo, beninteso, del libro dei sogni che costò il fallimento al secondo governo Prodi o del milione di posti di lavoro di berlusconiana memoria. Pensiamo a pochi e concreti interventi concepiti con il preciso scopo di risollevare l’economia locale e ridare speranza all’intera comunità. 
L’annunciata protesta dei negozianti contro la pedonalizzazione di parte di corso Garibaldi è uno dei molteplici segnali di malessere che da tempo la città invia agli amministratori. La crisi del commercio è lo specchio di un meno evidente ma non meno grave peggioramento della situazione economica generale. In provincia si perdono posti di lavoro che non vengono compensati nemmeno in parte da nuove iniziative imprenditoriali. Chi ha esultato per la dismissione della raffineria Tamoil, perché con la cessazione di quell’attività industriale si eliminava una potenziale fonte di inquinamento, oggi rifletta sulle conseguenze prodotte nell’indotto e sulla perdita di reddito per centinaia di famiglie. Per un’azienda ad alto rischio che se ne va, non ce ne sono altre che arrivano. Da sei anni la crisi cancella imprese e posti di lavoro. Ed è una mistificazione la classifica dell’Agenzia delle entrate che ci vede preservati da «pericolosità fiscale e sociale» e brillare per tenore di vita. A Cremona si è fatto ben poco per attirare nuovi insediamenti produttivi, tranne spianare la strada alla grande distribuzione che ha occupato ogni spazio disponibile con effetti disastrosi. Non è nostro compito suggerire le azioni da intraprendere per fermare il declino. Spetta alla politica scegliere gli obbiettivi e predisporre i mezzi per raggiungerli. Una cosa è certa: Cremona deve riscoprire le sue radici e puntare sulle sue eccellenze per guarire dal male oscuro che l’affligge. Deve credere nelle sue potenzialità e ritrovare l’orgoglio perduto. Un sindaco circondato da validi collaboratori è l’indispensabile punto di riferimento per un rilancio basato su programmi costruiti non sulle appartenenze ma sulle competenze. Servono poche idee forti adatte a risolvere le criticità e un dinamismo che questa città ha dimenticato. Occorre il cambio di passo evidente a tutti, anche ai due candidati più accreditati alla vittoria, il sindaco uscente Oreste Perri e lo sfidante Gianluca Galimberti, entrambi consapevoli della gravità della situazione. Hanno meno di due mesi per presentare i loro piani di salvataggio, convincere i cittadini e riaccendere la speranza.
Vittoriano Zanolli
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