Galimberti riceve i complimenti di Viola e Carletti
Al candidato sindaco del Pd fanno comodo i voti dell’estrema sinistra, purché gli arrivino in forma anonima, senza simboli. Falce e martello sono sgraditi. Non compariranno in nessuna lista della coalizione che sostiene Gianluca Galimberti. Si teme che infastidiscano i cattolici, i centristi, i riformisti e la composita area lib-lab che potrebbe preferire il Terzo Polo o votare a destra. Sel, Rifondazione, Partito dei comunisti italiani e il comitato sostenitore di Rosita Viola si presenteranno alle elezioni del25 maggiocon ununico raggruppamento in appoggio a ll ’ex presidente dell’A zi on e cattolica diocesana, vincitore delle primarie, che ha chiesto e ottenuto l’oscuramento di ogni traccia dei segni distintivi del vecchio Pci. L’unico elemento di richiamo per i compagni è il fondo rosso sul quale campeggia la scritta ‘Sinistra per Cremona - Energia civile’. Quel drappo carminio copre la vergogna di un’intesa che umilia gli irriducibili che a sinistra hanno conservato sia il cuore sia il portafogli. Coerenti con se stessi e fedeli a un’ideologia bocciata dalla storia, restano orgogliosamente ancorati alle loro posizioni. Sono i romantici che si commuovono nel vedere ‘Q ua nd o c’era Berlinguer’, il film di Valter Veltroni rievocativo dell’ul - timo, vero leader comunista italiano. Accanto a loro ci sono ecologisti e militanti confluiti nella sinistra radicale che all’epoca del mancato sorpasso sulla Dc non erano ancora nati.
A questo elettorato si chiede uno sforzo non indifferente nel votare una lista dalla quale sono scomparsi tutti i segni che tradiscono la matrice comunista. Se il comune denominatore dei gruppi e dei partiti confluiti in ‘Si n i st r a per Cremona’ è simbolicamente rappresentato dalla falce e dal martello, è assurdo rinunciarvi. E’ un’operazione di maquillage politico che non può non suscitare perplessità nell’elettore politicamente più attento e impegnato. Cancellare una parte essenziale della propria identità per ragioni di bottega non fa onore ai dirigenti che hanno firmato l’accordo col Pd. Alla fine le resistenze dei duri e puri della sinistra cremonese sono state superate, ma restano i dubbi su un’o p e r azione di puro potere. Si nascondono nomi e origini, rappresentate dai simboli, se e quando la posta in palio giustifica rinunce così importanti. Pensiamo che vendoliani e rifondaroli verranno debitamente compensati in caso di vittoria di Galimberti. Ciò significa uno spostamento del Pd a sinistra rispetto all’a l l e a nza di governo con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Assistiamo a una poco originale riedizione dell’Unione, una formula che a Cremona ha prodotto immobilismo e che nessuno rimpiange. Ma non è necessario rivangare il passato per avere dubbi sulle scelte presenti. Basta osservare ciò che accade a Crema e considerare le difficoltà di convivenza che il Pd deve quasi quotidianamente affrontare con il Prc e con Sel per orientarsi verso alleanze diverse. Ha ragione Mauro Fanti a chiedersi che senso abbia ridiscutere la coalizione dopo le primarie, che erano primarie di coalizione.
La logica elettorale spinge il Pd verso la sinistra estrema, senza valutare a fondo le indispensabili convergenze sui programmi, argomento di cui si evita accuratamente di parlare. Nuove etichette elettorali servono a nascondere povertà di programmi e contraddizioni. Si è discusso dei temi etici, soffermandosi sulla controversa proposta di regolarizzare le coppie di fatto, ma si è rimasti in superficie per evitare frizioni. Si è anche detto che è inutile parlare di unioni gay perché sono questioni che esulano dalla sfera d’azione di un sindaco. E’ un modo per sfuggire a un confronto insidioso. Vediamo se e quali convergenze esistono tra il Pd e la sinistra estrema sulle politiche del lavoro, sul rilancio del commercio, sulle azioni per promuovere lo sviluppo economico, sull’u rbanistica e sull’in ce ne rimento dei rifiuti. Un Pd cremonese disorientato, da anni senza una vera guida, con poche idee e ben confuse, ha perso l’occasione di stringere l’alleanza con una forza più omogenea come il Terzo Polo alla quale anche Oreste Perri può guardare con interesse. Incapace di elaborare un forte piano di governo, il Partito democratico di Cremona cerca scorciatoie a sinistra. Verso il nulla.