Domenica scorsa a Cremona militanti cattolici hanno espresso il loro silenzioso dissenso sul disegno di legge contro l’omofobia. Ritengono che limiti la libertà di opinione e neghi la centralità dell’unione tra uomo e donna. Sostengono che qualsiasi comportamento a favore della famiglia naturale verrebbe giudicato omofobico e come tale sanzionato. In contemporanea con loro, Sel, Prc, Psi, Pd e rappresentanti di alcune sigle della sinistra antagonista (ma non solo) hanno manifestato a favore del medesimo provvedimento. Non potevano mancare Cgil e Arcigay che hanno attaccato il vescovo Lafranconi, accusandolo di avere esercitato pressioni sull’europarlamentare Sonia Alfano perché non approvasse il rapporto Lunacek a favore dei diritti dei gay. La presenza politica più significativa in una composita piazza Stradivari è stata quella ‘dem ’. L’adesione del Pd ha evidenziato l’assenza del candidato sindaco del centrosinistra Gianluca Galimberti, notata tanto dagli amici quanto dagli avversari. Cattolici e laici hanno criticato il suo disimpegno. E’ probabile che in condizioni normali Galimberti non avrebbe esitato a schierarsi contro una legge osteggiata dalla Chiesa che spianerebbe la strada al riconoscimento delle coppie di fatto. L’avremmo visto sentinella tra le sentinelle se tra poco più di due mesi non si votasse. Il cuore chiamava il candidato sindaco in piazza del Comune. La testa e l’interesse politico lo spingevano in piazza Stradivari. Il rischio di perdere il consenso di laici e cattolici l’ha indotto a disertare le due manifestazioni e a non esprimere opinioni. Ma questa assenza strategica non lo sottrae al giudizio degli uni e degli altri, soprattutto perché agli uni e agli altri chiede il voto. Gli elettori hanno il diritto di conoscere il pensiero dei candidati anche sui temi etici che sono non meno importanti delle questioni economiche perché coinvolgono i diritti fondamentali della persona. Il silenzio di Galimberti, rotto solo da una vaga presa di posizione sul settimanale diocesano, è strumentale e denota opportunismo. E’ una fuga dalla responsabilità inaccettabile per chi ambisce a diventare sindaco. Non meno sconcertante è l’assenza di reazione del cattolicissimo rappresentante del centrosinistra alle pesanti critiche mosse al vescovo.
Galimberti prenda esempio da Matteo Renzi che è riuscito a guadagnarsi il rispetto dell’opposizione non solo per il tacito patto di non belligeranza con Silvio Berlusconi ma anche e soprattutto per la coerenza e il coraggio sin qui dimostrati verso la minoranza del suo partito. Da un giovane si pretende il coraggio di manifestare apertamente le proprie idee e di pagarne le eventuali conseguenze. A un neofita della politica si perdonano più facilmente errori e intemperanze che tatticismi e furbizie degni di un vecchio marpione. Le tecniche dissimulatorie si ritorcono contro chi le applica, azzerando il consenso guadagnato con l’attivismo presenzialista. Il grillismo nasce dalla sfiducia generalizzata verso una politica autoreferenziale, opaca e inconcludente. Oggi suscitano repulsione le ambiguità sulle quali hanno costruito la loro fortuna leader politici del passato. Quando si trattano temi etici, ci si muove su un terreno minato che impone comportamenti chiari e lineari. E’ invece oscura e contorta la decisione del presidente della Provincia di ritirare l’adesione dalla Re.A.Dy., la rete delle amministrazioni pubbliche contro le discriminazioni per identità di genere e di orientamento sessuale. Il capogruppo di Forza Italia in consiglio provinciale avversa l’uscita da tale network perché assunta in solitaria, senza preventiva consultazione, e perché genera il sospetto che la Provincia di Cremona sottovaluti la gravità e la pericolosità di atti discriminatori verso gli omosessuali. La difesa della famiglia tradizionale non si ottiene con la negazione o la limitazione dei diritti di persone che vivono la loro sessualità in modo diverso. Politici così maldestri ricordino le parole di Voltaire: ‘Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee’. Vittoriano Zanolli