La votazione e proclamazione finale della città organizzatrice dell’Expo 2015 avvenne il 31 marzo 2008. La macchina organizzativa dell’evento qualche mese dopo si mise in moto. Dato che il tema proposto è l’alimentazione mondiale, si pensava che il Sud Lombardia sarebbe stato coinvolto attivamente nella manifestazione. Le tecnologie, l’innovazione, la cultura, le tradizioni e la creatività legate alla produzione alimentare e al cibo sono pane quotidiano per un territorio a vocazione prevalentemente agricola come il nostro. Così non è stato, almeno finora. Poco più di un anno ci separa dall’inizio dell’evento e tutto lascia credere che ne saremo tagliati fuori. All’area metropolitana sono destinate le portate, dall’antipasto al dolce, mentre a noi resteranno le briciole. Obbiettivo degli organizzatori è fare il pieno di visitatori nel Milanese. Le altre province s’arrangeranno.
Prova del disinteresse per l’apporto che Cremona può dare all’Expo è l’i nc o mpleto raddoppio dell’ex statale Paullese. Sei anni non sono bastati a terminare i lavori perché manca la volontà politica di offrire al Cremonese e al Mantovano un collegamento stradale moderno e adeguato al volume di traffico esistente tra la parte meridionale della Lombardia e il capoluogo regionale. Eventi del calibro dell’Esposizione Universale di Milano sono anche l’occasione per l’er og az io ne straordinaria di risorse da spendere per il potenziamento infrastrutturale. Italia ’90 fu il pretesto per costruire nuovi stadi e per adeguare quelli esistenti alle esigenze di una competizione iridata. Ai fondi destinati al mondiale di calcio se ne aggiunsero altri, molto consistenti, per costruire impianti sportivi, tra i quali quelli necessari a finanziare il nuovo palasport di Cremona, deliberati dall’allora sindaco Renzo Zaffanella e inopinatamente restituiti allo Stato dalla successiva giunta Dc-Pci. Vent’anni fa si perse l’occasione di dotare Cremona di un’in fr astruttura che oggi rimpiangiamo. Ora il problema non si pone perché l’Expo di Milano sarà (forse) un’oppo rtun ità economica e turistica solo per la metropoli. Anziché ricevere contributi per confezionare l’abito migliore e partecipare degnamente alla festa, Cremona resta relegata al ruolo di Cenerentola, peraltro congeniale agli amministratori degli ultimi vent’anni che poco o nulla hanno fatto per rilanciarla.
Nessuno s’aspettava che i sindaci, la Provincia, gli amministratori locali, i consiglieri regionali e i parlamentari eletti nel collegio di Cremona salissero sulle barricate e protestassero per l’ennesimo affronto al nostro territorio. Ma almeno una voce che rompesse il silenzio generale si poteva alzare. Invece, come d’abitudine, tutti fanno il pesce in barile. Incuranti della soppressione di intere tratte ferroviarie, lasciano che una linea vecchia e insufficiente, indegna di un Paese civile, colleghi Cremona con Milano. La rabbia dei pendolari rimbalza sulla corazza d’indifferenza che si sono cuciti addosso. Con cinica rassegnazione i nostri rappresentanti politici rinunciano senza ribellarsi a ll ’unico ‘r eg al o’ che l’E xp o poteva farci: una Paullese raddoppiata, anche nel restante tratto milanese. Il cantiere resterà aperto per altri tre anni, con tutti i disagi del caso. I ritardi sono imputabili ai milanesi, non ai cremonesi e ai cremaschi, ma la solerzia dei nostri amministratori è una magra consolazione che aumenta il senso di frustrazione e di impotenza. A settembre è attesa l’a pe rtu ra dei primi cantieri del secondo lotto nel tronco milanese. I tempi della burocrazia e della politica impediscono il completamento dell’o p er a entro maggio 2015 quando l’Expo partirà. E’ una beffa per Cremona e Crema e uno smacco per Milano che già nel 1906 fu sede dell’Esposizione Internazionale. Guarda caso, col tema dei trasporti. Vittoriano Zanolli