In primavera si voterà in più di quattromila Comuni italiani. Anche i cremonesi andranno alle urne per scegliere un nuovo sindaco o confermare quello in scadenza, ammesso che Oreste Perri si ripresenti. Per lui la tentazione è forte, come lo è stata per tutti i suoi predecessori. Chi ha potuto ricandidarsi l’ha fatto, talvolta scontrandosi con il partito d’ap p a rt enenza che puntava su un cavallo nuovo. Il sindaco è un mestiere difficile ma che piace. Ne sanno qualcosa i politici di professione, azzerati in parlamento o in consiglio regionale, che nei loro Comuni trovano oasi felici dove riscoprono la stima della gente se solo dimostrano onestà, buon senso e una minima capacità amministrativa. Le preoccupazioni sono parecchie e lo stipendio modesto, se rapportato all’impegno e alle responsabilità, ma le negatività vengono ampiamente compensate da una popolarità che poche altre attività procurano. Al netto delle valutazioni personali che possono indurlo a ripresentarsi o a rinunciare, Perri avrebbe già sciolto la riserva se fosse riuscito a onorare tutti gli impegni presi con gli elettori. Sa che non è così per una serie di cause solo in parte imputabili a lui, al suo ‘indeci sionismo’ e allo staff.
Gli ostacoli maggiori che ritroverebbe in un secondo mandato derivano dai vincoli del patto di stabilità, dal calo delle risorse spendibili e da un apparato difficile da gestire. Ma sono impedimenti che Perri ben conosce e che possono rappresentare una sfida, anziché un valido motivo per ritirarsi. Oggi l’ex ct della nazionale di canoa è il candidato vincente del centrodestra che al ballottaggio potrebbe ritrovare i voti leghisti. Sul fronte opposto studia da sindaco Gianluca Galimberti, neofita della politica. Ma nel Pd, che andrà alle primarie, ci si chiede se sia meglio affidarsi a un volto nuovo o calare l’asso. Il candidato forte del Pd è il senatore Luciano Pizzetti. Il nome di Pizzetti è ricorrente, anche se ancora in via ufficiosa. Lo si fa con insistenza crescente da quando Matteo Renzi ha stravinto la corsa alla segreteria del partito. Il senatore cremonese si era infatti schierato apertamente con Gianni Cuperlo e non ha mai nascosto la sua lontananza politica dal sindaco di Firenze. Le pressioni quotidiane del nuovo responsabile del Pd sul premier Enrico Letta creano fibrillazione nel governo e aumentano le incognite sulla durata dell’esecutivo. Approvata la legge elettorale, potremmo tornare a votare per un nuovo parlamento dove Pizzetti non figurerà più, alla luce dei recenti equilibri del Pd.
Ecco dunque presentarsi per il senatore la necessità di assicurarsi un futuro politico che non deve sembrare a una fuga, ma che è l’assegnazione di ruolo che ne esalta capacità ed esperienza. Se Pizzetti si candidasse, non lo farebbe per cedere alle lusinghe dell’incarico o per il gusto del potere, ma per realizzare un progetto di città. Sono motivazioni analoghe a quelle possono indurre Perri a sciogliere la riserva: nei prossimi cinque anni porterebbe a compimento i progetti inattuati o incompleti. Mancano solo quattro mesi alle elezioni e ancora non si conoscono i nomi di tutti i candidati con i quali dovrebbe già essere iniziato il confronto sulla città che vogliono realizzare. Dovremmo parlare di programmi, invece siamo fermi ai nomi dei potenziali sindaci. E’ il riflesso locale di una tendenza diffusa, non solo in Italia, ad assegnare alle leadership un’i m p or t a nz a eccessiva, addirittura taumaturgica. La nomina di Renzi segna una svolta radicale nel Pd, ma deve essere l’inizio, non la conclusione di un processo di cambiamento dell’intero quadro politico perché possa produrre un salutare rinnovamento nel Paese. Volti nuovi o personalità forti alla guida di Cremona servono purché sappiano porsi al servizio di un programma e abbiano la forza e la volontà di creare qualcosa di profondamente nuovo. I leader sono importanti, ma in assenza di idee e ideali e senza il coraggio di rompere gli schemi, il Paese e il nostro territorio resteranno condannati al declino. Vittoriano Zanolli