Il Comune di Cremona recupera il terreno perduto: dà impulso alla raccolta differenziata dei rifiuti, oggi ferma al 16 per cento perché deliberatamente trascurata dalle passate amministrazioni. Per tenere in vita l’inceneritore, che fornisce calore alla rete del teleriscaldamento, non sono state sviluppate altre modalità di smaltimento. Uno degli effetti di questa politica è stato il declassamento del capoluogo nella graduatoria nazionale delle città ecologiche. Forse agli amministratori pubblici poco importava che Cremona non fosse più considerata ‘riciclona’ e che lo fossero diventati invece Crema, il Cremasco e Casalmaggiore, che hanno promosso politiche di segno opposto e dove si differenzia oltre il 50 per cento dell’immondizia. Ad aprire gli occhi ai responsabili di questo ritardo dovrebbe essere la forte partecipazione di cittadini agli incontri informativi promossi nei giorni scorsi nei quartieri che gradualmente, a partire da domani, sperimenteranno la differenziata ‘porta a porta’. La gente vuole sapere che cosa deve fare, ma l’afflusso così massiccio non si spiega solo con la necessità di ricevere istruzioni. Una presenza così attenta e attiva è un segno di civiltà. Dimostra come stia crescendo una coscienza ambientale anche dove l’ente pubblico non ha fatto nulla per radicare nella collettività il moderno concetto di rifiuto, inteso come risorsa. A partire dai prossimi giorni, scompariranno le vecchie postazioni ecologiche, spesso trasformate da pochi incivili in discariche a cielo aperto. I residenti, non senza difficoltà, dovranno differenziare negli appositi contenitori collocati a domicilio la plastica, vetro e lattine, l’umido, il verde e il secco residuo. Nel 2014 il piano sarà operativo in tutta la città e si potrà procedere all’applicazione della tariffa puntuale, cioè al pagamento per lo smaltimento dei rifiuti effettivamente prodotti. Cremona è pronta a compiere questo passo che la Regione, lo Stato e l’Europa indicano. Vittoriano Zanolli