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Cibo e moda vincono anche senza la politica

Gigi Romani

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27 Ottobre 2013 - 11:23

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Mentre le agenzie di stampa diffondevano la notizia che in Italia sono più di sei milioni le persone che non lavorano pur avendo l’età e la disponibilità per partecipare al processo produttivo, ieri alla Mostra internazionale del bovino da latte a CremonaFiere il ministro per le Politiche agricole sosteneva che l’agricoltura è una delle soluzioni della nostra crisi economica. I dati dell’export agroalimentare, in costante crescita, confermano le parole di Nunzia De Girolamo. Le aziende trasformatrici dei prodotti agricoli nazionali hanno avuto un andamento anticiclico rispetto a quelle attive in altri settori manifatturieri, grazie alla qualità della materia prima e al prestigio del made in Italy che conferiscono valore aggiunto alla merce. Non occorrono ulteriori conferme per sapere che il cibo e la moda sono settori sui quali investire. Bisogna solo passare dalle parole ai fatti. Occorre un fattivo sostegno istituzionale all’agroalimentare, il settore che più di ogni altro può offrire sbocchi occupazionali. Ma per creare posti di lavoro servono finanziamenti alle imprese che il sistema creditizio indiscriminatamente lesina, strangolando anche aziende sane. Si getta il bambino con l’acqua sporca nell’indifferenza delle istituzioni che non intervengono come potrebbero e dovrebbero sulle banche. Nunzia De Girolamo ha promesso che si impegnerà perché si conceda più credito alle imprese e che lavorerà perché il reddito generato dall’agroalimentare, trattenuto solo per il 20 per cento dalle aziende agricole e zootecniche, venga ripartito in modo più equo. Di fronte alla vastità e alla complessità dei problemi che affliggono l’agricoltura italiana, sulla quale pesano anche le decisioni prese a Bruxelles, l’impegno del ministro può apparire velleitario. Fare qualcosa di utile per le nostre imprese sembra quasi impossibile, ma non lo è. Fidi più generosi, semplificazione burocratica, riduzione dei controlli, tutela dei marchi, lotta alla contraffazione avrebbero effetti positivi e immediati. Invece non si fa nulla o si procede con lentezza esasperante pur sapendo che cosa chiedono le imprese. La politica, non al passo con le aziende, si muove per inerzia, spesso a rimorchio. Elude il compito principale che le compete in economia, che è quello di indirizzare e promuovere lo sviluppo. In compenso litiga. Si divide. Gli appelli alla coesione e all’unità cadono nel vuoto. Il governo delle larghe intese procede zoppicando fra trappole e intoppi disseminati dal Pdl e dal Pd che prima curano i propri interessi, poi il bene del Paese. Per non parlare dei grillini, investiti della missione salvifica di occupare da soli ogni stanza di Palazzo Chigi. Anche il ministro De Girolamo ha fatto appello all’impegno comune e al gioco di squadra, fattori indispensabili per vincere la sfida dei mercati. Ha detto che all’Italia serve una politica agricola nazionale ed è la prima volta che un ministro esprime in modo così chiaro un concetto che in altri Paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti è un fatto acquisito. Ricordiamo che l’Italia è forse l’unico Stato al mondo dove è stato soppresso da un referendum il ministero dell’Agricoltura, ma che è rimasto tal quale sotto diverso nome. Operazioni suicide comequeste, sventate da funambolismi lessicali avvengono solo in Italia. Sono burle impossibili da comprendere a chi non ci conosce. Il nostro è un Paese incapace di dotarsi di una seria politica industriale, figuriamoci come può tutelare l’agricoltura. Alcune persone competenti come Paolo De Castro o animate da autentico interesse come l’attuale ministro non bastano a superare i veti incrociati, i giochi di partito e i localismi. La realtà della politica italiana è quella plasticamente rappresentata dall’assessore regionale Gianni Fava che ieri ha approfittato della qualificata platea cremonese per sferrare l’ennesimo attacco a Nunzia De Girolamo, suo bersaglio preferito dal 28 aprile 2013, giorno di insediamento del governo Letta. La gente, infastidita dai talk show televisivi, comincia a provare repulsione per la politica litigiosa e inconcludente. Famiglie e imprese chiedono stabilità e soluzioni rapide ai loro problemi. La rissa continua e la sistematica demolizione dell’avversario non pagano. E’ ora di capire che è interesse del Paese aiutare le imprese a vincere la sfida del mercato globale. Lì riusciamo ancora a imporci. Nonostante le malefatte della politica.
Vittoriano Zanolli
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