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22 settembre 2013

Nuova Sanità con meno poltrone e più letti

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22 Settembre 2013 - 12:36

Assistiamo da mesi alla le vata di scudi contro la soppressione del tribu- nale di Crema e contro l’aggregazione degli uffici giudiziari a quellidiCremona.Si moltiplicano gli interventi di personaggi politici, giudici e avvocati anche adesso che il buon senso suggerisce di guardare al futuro e di mettere una pietra tombale su un dibattito che si è fatto sterile. Invece la vicenda è strumentalizzata al punto che si tenta di sfiduciare il sindaco Stefania Bonaldi che ha fatto responsabilmente il suo dovere non ostacolando l’applicazione del decreto ministeriale di riordino delle circoscrizioni giudiziarie. Mentre si trascina quella polemica, se ne prospetta un’altra ancora più ghiotta per i molti demagoghi che frequentano i salotti della politica. La bozza di riforma del sistema socio sanitario lombardo, stilata dal presidente della commissione Sanità Fabio Rizzi, prevede che l’Asl di Cremona confluisca in una ipotetica Azienda Val Padana comprendente le province di Pavia,Lodi,e Mantova. La sede sarebbe nel capoluogo pavese mentre Mantova farebbe da capofila di una delle 13 aziende ospedaliere che oltre all’ospedale del capoluogo mantovano includerebbe quelli di Cremo- na, Crema, Oglio Po, Soresina, Rivolta d’Adda, Asola, Pieve di Coriano, Bozzolo. Questa ipotesi di riorganizzazione e la conseguente perdita di autonomia ripropongono scenari già visti in occasione del progetto di accorpamento delle Province.

Quella proposta strampalata è stata giustamente accantonata. Le Amministrazioni provinciali vanno soppresse, non aggregate. In Italia nessuno ha il coraggio di realizzare riforme serie e radicali perché il timore di perdere il consenso frena ogni iniziativa riformatrice. Lo abbiamo visto nell’ambito del lavoro dove ci si è avvitati in un dibattito ideologico attorno alla revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E’ stato più comodo per tutti guardare il dito, non la luna, perdendo di vista l’interesse generale. Per evitare lo scontro, si è approvata una riforma del lavoro zoppa e con limitata capacità innovatrice, ininfluente ai fini dell’occupazione. E’ dannosa per le imprese e inutile per i lavoratori Nella Pubblica Amministrazione le forze conservatrici tendono a prevalere su quelle riformatrici, bloccando i processi di rinnovamento e di modernizzazione. Ci sono tutte le condizioni perché la storia si ripeta con la bozza che Rizzi presenterà domani in Regione a Milano. I politici di vario rango gettano acqua sul fuoco. Sono confusi e fingono di non saperne nulla per evitare di esprimere un parere potenzialmente pericoloso. La stessa Lega Nord, partito al quale appartiene il presidente della commissione Socio sanitaria, non si pronuncia.Tutti dovrebbero dire come la pensano, con onestà intellettuale, nella massima trasparenza.La spesa pubblica, anche sanitaria, deve essere razionalizzata, possibilmente innalzando la qualità delle prestazioni offerte. Non è detto che un piccolo ospedale o una Asl di dimensioni ridotte garantiscano un’assistenza migliore delle grandi strutture.

Anzi, spesso è vero il contrario. Negli anni Ottanta abbiamo seguito l’illogica battaglia a difesa del Robbiani di Soresina, un presidio che andava chiuso perché indegno di un Paese civile. Domani la protesta potrebbe spostarsi a Crema, Cremona o Casalmaggiore se solo si ventilasse la chiusura di un reparto o se si concretizzasse la perdita di autonomia. I demagoghi darebbero fiato alle trombe a prescindere dalle considerazioni di merito. Invece ben vengano gli accorpamenti se comportano, a parità di prestazioni, una diminuzione di spesa, meno direttori, consigli d’amministrazione, auto blu e burocrati da retribuire. Il Paese non uscirà mai dalle secche se non si tagliano privilegi e rendite di posizione. Meno poltrone e più posti letto negli ospedali: si parta da qui per riformare la sanità.
Vittoriano Zanolli
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