L e posizioni assunte dal Pdl dopo la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi sono talmente confuse e contraddittorie che solo nei prossimi giorni sapremo se troveranno conferma nei fatti le parole rassicuranti di Renato Schifani che esclude qualsiasi avventurismo del suo partito. Oggi si comincerà a capire che cosa ci riserva il futuro dalla piega che prenderà la manifestazione in programma a Roma. L’umiliazione della prima, vera sconfitta dopo vent’anni di battaglie giudiziarie brucia a tal punto da togliere lucidità al Cavaliere: falchi e colombe volano disorientati in attesa che il leader indichi direzione e obbiettivi. E’ paradossale che il destino di un partito di ispirazione liberale sia indissolubilmente legato alle vicende personali del suo capo, benché ne sia il fondatore e punto di riferimento. Ma è così, ed è difficile immaginare che l’annunciato ritorno a Forza Italia comporti il superamento del partito carismatico. Il Pdl farà ciò che decide Berlusconi. Ma non è detto che il popolo lo segua. Quanti, degli oltre sette milioni di italiani che lo hanno votato alla Camera, pensano che in ottobre sia opportuno tornare alle urne? Molti di loro soffrono la coabitazione forzata con il Pd, e viceversa. Ma tutti sanno che non esiste alleanza di governo alternativa a questa.
E chi ha cuore le sorti del Paese sa anche che l’Europa, i mercati, le imprese e le famiglie chiedono stabilità, soprattutto adesso che si colgono timidi segnali di ripresa. Non garantire continuità al governo è un delitto che gli elettori non lascerebbero impunito. Se il Movimento 5 Stelle è naufragato alle amministrative, dopo lo storico successo conseguito alle politiche, non è solo perché ha presentato liste incomplete e inconsistenti, come ha goffamente spiegato Beppe Grillo. Il clamoroso flop è stata la risposta del popolo grillino al rifiuto categorico del loro leader di qualsiasi proposta di governo L a parte più consistente dell’elettorato di destra, della sinistra governativa e di centro non vuole le elezioni. Ne rifiuta l’idea per gli stessi motivi che hanno indotto la maggioranza degli italiani ad accettare compostamente le misure draconiane imposte da Mario Monti. Il Paese reale, quello che soffre per il lavoro che manca, per una burocrazia paralizzante, per la voracità dello Stato, per una politica autoreferenziale, sente il peso dell’incertezza e se ne fa carico, con senso di responsabilità. E’ consapevole della gravità del momento. Non altrettanto lo sono i partiti, a giudicare dalle infelici esternazioni dei vari Bondi, Brunetta e Orfini e talvolta anche degli stessi leader che dovrebbero uscire dai cerchi magici e attivare i terminali sul territorio per cogliere gli umori della gente.
L’ha fatto il Pdl cremonese che reagisce in modo costruttivo allo choc della sentenza. Si ricompatta e rilancia l’attività dell’amministrazione comunale. Rinnova l’impegno a completare le opere in programma senza perdersi in sterili chiamate alle armi contro i giudici di sinistra, scimmiottando i capi bastone nazionali. Una parte esigua dell’elettorato di centrosinistra evoca ancora piazzale Loreto per Berlusconi e una minoranza ideologizzata del Pdl ritiene cogente la riforma della giustizia. Hanno altre priorità gli italiani che risparmiano sui beni di prima necessità come pane e medicinali e che dal 2007 al 2012 hanno ridotto la spesa famigliare annua in media di 3.660 euro. La sofferenza è diffusa e i partiti di Governo, ma anche l’opposizione responsabile, devono tenerne conto. Non pensano al bene del Paese? Lo facciano per tornaconto personale, sapendo che altrimenti anche per loro non c’è futuro. Vittoriano Zanolli