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Il partito trasversale degli irresponsabili

Vittoriano Zanolli

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lromani@laprovinciadicremona.it

28 Luglio 2013 - 11:41

Il partito trasversale degli irresponsabili
A parole, la classe politica è attenta ai problemi economici, consapevole della gravità del momento e impegnata a portare l’Italia fuori dal tunnel. Nei fatti dimostra il contrario: è litigiosa, inconcludente, refrattaria al cambiamento e autoreferenziale. I ripetuti richiami del Capo dello Stato al senso di responsabilità sono parole al vento. La fibrillazione nei partiti e le tensioni nel Governo sono da sempre il pane quotidiano di un Paese affetto da instabilità, oggi accentuata dalla natura anomala della coalizione che lo guida. La prossima settimana sarà cruciale per il futuro dell’esecutivo di Enrico Letta: solo Silvio Berlusconi sa che cosa accadrà nel caso di una sentenza della Cassazione a lui sfavorevole nel processo Mediaset per falso in bilancio. Il destino del Governo dipende dall’esito delle vicende giudiziarie del Cavaliere: solo in un Paese politicamente immaturo come il nostro tale situazione è ammissibile. Una riflessione analoga vale per il Pd, dove la lunghissima battaglia precongressuale per la conquista della segreteria e per un’eventuale candidatura alla presidenza del consiglio tiene in scacco il partito e ipoteca la sopravvivenza del Governo, tra l’altro presieduto da un democratico.Aogni stormir di fronda le due anime della maggioranza evocano una crisi che distruggerebbe la residua credibilità internazionale dell’Italia e ingrasserebbe la speculazione finanziaria. C’è un motivo se Irlanda e Spagna stanno combattendo la crisi meglio di noi, ed è da ricercare nella risolutezza e nella coesione dimostrata dai parlamenti e dai governi di quei due Paesi di fronte alle pesanti misure imposte dall’Unione Europea. Guardiamo allo sconfortante spettacolo della politica nazionale senza stupirci, anche perché il palcoscenico locale ce ne offre di analoghi. A Cremona, come a Roma, Pdl e Pd sono in costante fermento. L’Amministrazione provinciale rischia il commissariamento per le tensioni tra i berlusconiani mentre i democratici in Comunesono impegnati nel loro sport preferito: impallinare il candidato sindaco. 
Stavolta il fuoco amico colpisce Gianluca Galimberti, stimato docente che i movimenti cattolici propongono come primo cittadino di Cremona. Il diretto interessato nicchia. E’ possibile che getti la spugna prima di salire sul ring per sottrarsi al massacro, come fecero Fausto Cacciatori e Pierpaolo Beluzzi, sindaci in pectore nel 2004 e nel 2009. Furono bruciati dall’apparato del partito. Se invece il demone della politica si impossesserà di Galimberti, il mite professore cremonese dovrà entrare nel tritacarne delle primarie, vincerle e vedersela con un Oreste Perri orientato a ripresentarsi, che ha conservato intatta la sua popolarità pur avendo perso qua e là pezzi di maggioranza e qualche consigliere. Chi non fa politica attiva, difficilmente entra in un percorso di fuoco come questo, dove si mettono a repentaglio carriera e immagine personale. I vecchi marpioni lo sanno, perciò hanno avviato anzitempo l’offensiva. Hanno definito Galimberti ‘debolino’ e sono pronti ad alzare il tiro e i toni se la candidatura sarà ufficializzata. Cambiano tempi e protagonisti, non il gioco, che è quello di evitare agli intrusi l’ingresso in politica. Ne sa qualcosa Perri, candidato nel 2009 contro il volere della segreteria e dei maggiorenti del Pdl locale che lo sostennero più per dovere che per convinzione. L’impenetrabilità degli apparati è uno dei motivi che tengono lontani dalla gestione della cosa pubblica i cosiddetti esponenti della società civile. Vent’anni fa rappresentavano il volto nobile della politica, quello da esibire nella fase della ricostruzione sulle macerie di Tangentopoli. Oggi è sempre più raro incontrarli e il vecchio avanza, come in Amministrazione provinciale, dove la nomina contestata del capogruppo del Pdl ha scatenato le peggiori reazioni della fazione più conservatrice del partito. Venerdì è saltata la riunione del consiglio perché la maggioranza non aveva i numeri; il Pd s’è ritirato sull’Aventino e la Lega ha chiesto la verifica. Insomma, è il caos. Quando si tratta di saldare conti personali e di consumare vendette, non ci sono priorità che tengano. E così la coalizione di centrodestra, che aveva superato prove ben più impegnative, rischia di sfaldarsi a meno di un anno dal voto. La conclusione anticipata della tornata amministrativa e il commissariamento della Provincia sarebbero una pessima credenziale per il centrodestra alle prossime elezioni, non nell’ente che verrà soppresso, ma in tutti i Comuni dove si voterà. Che importa tutto questo a chi vuole la crisi? Tanto peggio, tanto meglio: così pensa e agisce il partito trasversale degli irresponsabili.
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