Squilli di tromba e rulli di tamburo che accompagnarono l’avvio trionfale dell’Amministrazione comunale di Cremona sono un ricordo cancellato dai passi falsi degli ultimi mesi. Il presente non sembra l’evoluzione di un inizio promettente, pur con qualche ombra, ma qualcosa di totalmente diverso. Il cammino trionfale è diventato un percorso di guerra, disseminato di mine e trappole. Ai problemi di tutti gli enti locali, duramente provati dalla crisi economica e finanziaria, si aggiungono errori e scelte che si potrebbero facilmente evitare se i nostri amministratori fossero ispirati da più buon senso. Partiamo dalla stangata, annunciata e confermata. Sorda alle critiche e incurante della protesta generale, la giunta ha approvato la manovra da lacrime sangue che a fine mese il consiglio comunale è chiamato a discutere nell’ambito del bilancio preventivo. Ci chiediamo se gli aumenti di imposte e tariffe siano valutati solo sotto il profilo dell’impatto contabile o anche per gli effetti stimati sulla gente. Gli inasprimenti contributivi sono decisi per esigenze di cassa, questo è ovvio, ma si ha la sensazione che non si calcolino le conseguenze di una stangata epocale per le famiglie. E questo avviene perché l’approccio alle questioni economiche è più ragionieristico che politico. La scarsa lungimiranza è evidente anche in altre questioni affrontate dall’esecutivo. Se la giunta avesse valutato l’impatto psicologico e mediatico derivante dalle misure di contrasto al gioco d’azzardo, non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di applicare l’aliquota massima dell’Imu alle sale e ai bar dotati di slot e videopoker.
E’ vero che si rischia di colpire i proprietari degli immobili e non i gestori, ma è altrettanto vero che la leva impositiva è uno dei pochi strumenti in mano agli amministratori pubblici. Bastava azionarla in modo diverso dal Comune di Crema che innalzerà l’Imu, pur sapendo che gli esercenti potrebbero non risentirne. Si poteva aumentare il plateatico dei locali dotati di slot e guardare ciò che sta facendo la Regione. E perché non chiedere lumi a Carlo Malvezzi, neo consigliere regionale e già vicesindaco, che ha contribuito alla stesura del piano guida lombardo contro il gioco d’azzardo e le ludopatie. Stupisce la linea morbida adottata dal Comune di Cremona. Oreste Perri si era messo alla guida dei sindaci anti slot e si era impegnato a premiareMonica Pavesi, la coraggiosa barista che aveva creato un caso nazionale staccando la spina dei videopoker installati nel suo locale. L’incomprensibile cambio di rotta sembra ancora una volta suggerito da Roberto Nolli che giudica uno spot elettorale l’adozione di provvedimenti che colpiscano le sei sale presenti in città ma che non ha esitato un secondo a confermare la manovra che si abbatte sulle famiglie. Sarebbe stato un segnale politico forte ‘colpire’ le sale gioco, in continuità con precedenti decisioni dell’Amministrazione, come il divieto di apertura nei pressi delle scuole e dei luoghi di aggregazione di giovani e anziani. Bisogna scoraggiare le richieste di nuove licenze e agevolare i gestori dei pubblici esercizi che rifiutano le macchinette infernali. La legislazione in vigore, poco chiara, lascia i sindaci soli ed esposti al rischio di ricorsi. E le armi sono spuntate. Perciò serve allargare il fronte. Un buon punto di partenza sarebbe un’alleanza con la Regione per contrapporsi allo Stato biscazziere che guadagna sui vizi e le debolezze dei cittadini. E’ una guerra sacrosanta contro il potere centrale che lascia il gioco d’azzardo allargarsi a macchia d’olio nel Paese.
Un comportamento che non trova giustificazioni, nemmeno negli introiti fiscali, visto che i guadagni vanno a ingrassare mafiosi e camorristi. Forse è proprio per questo che Roma non vede, non sente e non parla. Ultima, non meno cocente delusione che l’amministrazione ha riservato questa settimana ai cremonesi è la pietra tombale messa sulla riqualificazione di via Dante e viale Trento e Trieste alla quale sono riservate le briciole dei 28 milioni destinati alle grandi opere. E’ un altro errore politico che non compensa l’accantonamento del bislacco progetto di rifacimento dei giardini di piazza Roma. Sbaglia chi auspica il ritorno alla circolazione a doppio senso, ma ancor più grave è dimenticare le promesse elettorali. Che sono impegni. Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi, disposto a tutto pur di ottenere dal governo la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quella già versata che ha garantito agli italiani. Perri aveva annunciato in campagna elettorale che avrebbe sistemato le due strade. Non lo farà, né ora né mai. Chi confidava che prima o poi lì e alla stazione ferroviaria sarebbero arrivate le ruspe, non si consolerà pensando che la mancata apertura di quel cantiere è bilanciata dalla costruzione dei sottopassi ferroviari. Si sentirà tradito e basta. Vittoriano Zanolli