Il Pd in pieno travaglio affida al taumaturgo Guglielmo Epifani il compito di evitare la dissoluzione e di traghettare il partito al congresso. Il Pdl scende in piazza e applaude Silvio Berlusconi che torna a blandire la folla, nel tentativo di rompere l’accerchiamento dei magistrati e di sfuggire ai suoi guai giudiziari. Da giorni le due maggiori forze di governo offrono al Paese sconcertanti immagini di sè, ripiegate come sono sulle proprie difficoltà interne o personali. Le agende dei due azionisti di riferimento dell’esecutivo restano invariate di fronte ai bollettini di guerra della Bce, dell’Eurotower, della Cgia di Mestre o di Prometeia che indica questo momento come il più drammatico di una crisi che rispetto al 2007 ha fatto raddoppiare il tasso italiano di disoccupazione, oggi vicino al 12 per cento. Il livello del Prodotto interno lordo alla fine del 2020 sarà ancora inferiore ai valori pre-crisi di circa il 2 per cento, ma questa prospettiva drammatica non modifica la tabella di marcia dei partiti e dei loro leader, impegnati in strategie estranee agli interessi delle famiglie e al destino delle imprese. Anziché denunciare i pericoli della coabitazione, o dell’inciucio, i sacerdoti dell’ortodossia che ancora lanciano anatemi sulle larghe intese dovrebbero occuparsi dell’inconsistente proposta politica espressa dalle due stampelle che sorreggono Enrico Letta. I partiti sono lontani, talvolta estranei se non ostili alla realtà del Paese e non ne colgono i bisogni primari. Se così non fosse, Beppe Grillo sarebbe rimasto un apprezzato comico e il suo movimento non avrebbe trovato terreno fertile. Nell’attuale situazione di grave sofferenza economica e di incertezza sul futuro, aumenta il bisogno di sicurezza, messa in crisi dal dilagare della microcriminalità.
Ci troviamo nel pieno di un’emergenza sociale causata da più fattori che concorrono nel minare una delle necessità fondamentali dell’individuo e della collettività. E anche su questo versante le risposte della politica sono inadeguate. S cippi, furti e danneggiamenti sono reati classificati nell’ambito della microcriminalità. Sono compiuti prevalentemente da delinquenti occasionali e non dalla malavita organizzata, ma il danno sociale che ne deriva non è inferiore a quello prodotto da delitti più gravi e puniti con pene maggiori. In provincia di Cremona assistiamo a un aumento vertiginoso di episodi che hanno sensibilmente peggiorato la vivibilità di un territorio considerato un tempo un’isola felice, al confronto con le aree metropolitane. Il livello di legalità diminuisce pericolosamente. Ci si sente più insicuri e meno liberi. I reati contro il patrimonio sono all’ordine del giorno: si ha l’impressione che non siano perpetrati da singoli, ma da bande specializzate. Interi quartieri del capoluogo vengono presi di mira da malviventi che svuotano gli appartamenti, rubano e danneggiano. Lo stesso accade in provincia. Nessun Comune è risparmiato. Non a caso nel Piacentino gruppi di cittadini organizzano pattuglie sul territorio con l’obbiettivo di segnalare presenze o movimenti sospetti. Dobbiamo attenderci il manifestarsi di altre azioni spontanee simili a questa, se non le si previene con iniziative come il Patto per la sicurezza di Cremona, promosso congiuntamente da prefetto e sindaco, purché si rivelino efficaci. I cittadini si sentono esposti alle incursioni di malviventi e truffatori che prendono principalmente di mira gli anziani. Alcuni parchi di Cremona sono diventati zona franca dove gli immigrati la fanno da padroni. Diversi bar della città sono frequentati solo da stranieri disoccupati che si presume vivano di espedienti. La presenza di venditori ambulanti clandestini, ma ben organizzati, al parcheggio dell’ospedale e nei luoghi più frequentati della città aggrava una situazione di complessivo degrado assecondata da leggi troppo permissive.
Anche i vandalismi, compresi quelli compiuti dagli estremisti che hanno protestato per l’apertura di Casa Pound, incrementano il senso di disagio. Servirebbero soprattutto norme severe e la loro applicazione rigorosa per frenare la delinquenza. Manca lo Stato e chi vive al di fuori della legalità ne approfitta. Nella speranza che si inaspriscano le pene, occorre potenziare i controlli, mettere più pattuglie in strada e trovare i soldi per raddoppiare le telecamere nei punti nevralgici della città. La videosorveglianza non è la panacea, ma può essere un deterrente. Speriamo infine che i soldi risparmiati dallo Stato per le feste della polizia e dei carabinieri, che quest’anno non si celebrano, siano utilizzati per potenziare i mezzi in dotazione alle forze dell’ordine. Sarebbe un modo intelligente di spendere anche le ingenti risorse sperperate per finanziare i partiti. Vittoriano Zanolli