Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

Cremona dorme e il Piacentino crea lavoro

Vittoriano Zanolli

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

03 Marzo 2013 - 12:32

Da lunedì scorso Pierluigi Bersani è sotto choc. Tramortito dall’esito delle elezioni, si muove come un automa, senza la lucidità necessaria a formare un governo e a scongiurare la sciagurata ipotesi di ritorno alle urne. Apre a Beppe Grillo, che lo insulta, e incassa senza reagire le critiche di una base sempre più insofferente. E’ un pugile suonato che non vuole scendere dal ring. Per il bene del Paese qualcuno dall’angolo dovrà pur gettare la spugna. In caso di nuove elezioni, il Movimento 5 Stelle prenderebbe voti da destra e sinistra e salirebbe al 30 per cento. Grazie al Porcellum avrebbe la maggioranza assoluta. L’alternativa auspicata dall’ex comico è l’intesa tra Pd e Pdl: anche questa soluzione gli procurerebbe ulteriori consensi, ma è l’unica strada da percorrere. La riedizione del governissimo è impraticabile se i negoziatori sono Bersani e Berlusconi. Con altri protagonisti non solo è possibile, ma doverosa, anche se sarebbe uno schiaffo per imilitanti dei due schieramenti. Un inedito senso di responsabilità dovrebbe guidare verso questa soluzione impopolare che ci chiedono l’Unione Europea, imercati, le imprese e le famiglie. Ma l’Italia non è la Germania e ciò che a Berlino è possibile, a Roma può risultare irrealizzabile. Non c’è ragion di Stato che superi gli interessi di parte. Non ci sono lo spread, la Borsa, il Pil che scende del 2,4 per cento, i 3 milioni di disoccupati, i giovani che non trovano lavoro, le aziende che chiudono. A destra e a sinistra ha sempre prevalso il calcolo elettorale sul bene comune per cui adesso è disonesto pretendere che Grillo salvi il Paese. Chi l’ha votato gli chiede di uscire dagli schemi e di restare fuori dai teatrini della politica. Nasce per questo il Movimento 5 Stelle e non diventerà forza di governo, tradendo la sua natura, perché glielo chiede Bersani. Mentre si cerca disperatamente una via d’uscita dal tunnel imboccato per l’ottusità di una classe politica sorda alle richieste di cambiamento, oggi si parla di tutto fuorché della principale emergenza italiana, che è il lavoro. La disoccupazione è una piaga nazionale, mai seriamente affrontata. L’ex ministro Carfagna ha riconosciuto in televisione, a ‘Servizio pubblico’, che né il suo Governo, né quelli che l’hanno preceduto hanno attuato politiche industriali. Oggi ne paghiamo le conseguenze. E’ facile, ma sbagliato arrendersi. La debolezza del sistema produttivo, la mancanza di indirizzi generali, le carenze infrastrutturali e l’assenza di incentivi non devono costituire un alibi che giustifica l’inerzia degli enti locali che invece possono favorire iniziative imprenditoriali. Ne è un esempio la Bassa Piacentina dove sono avviati due progetti che potrebbero garantire lavoro per 2.350 persone. E’ una ventata d’ossigeno per l’economia, non solo della zona. Trecentocinquanta posti li offrirà l’insediamento produttivo Kleefeld, azienda tedesca del settore metalmeccanico. Duemila, tra stagionali e fissi, li mette sul mercato tra Caorso e Monticelli una società bresciana pronta a investire 500 milioni di euro per la creazione di un parco giochi del quale c’è già il nome: Adventureland. A queste iniziative si aggiungono le attività economiche sorte negli ultimi anni nel Piacentino, dagli insediamenti logistici di San Nazzaro, alle aziende nate tra Caorso e Monticelli, alla nuova conca di navigazione di Isola Serafini. E intanto Castelvetro sviluppa la sua vocazione commerciale. Nel raggio di quindici chilometri potrebbe essere destinato allo sviluppo economico quasi un miliardo di euro, fra soldi pubblici e privati. Le amministrazioni locali hanno creato le condizioni perché questa enorme massa di denaro confluisca in una zona così ristretta. E Cremona? Sta a guardare. Chiusa la raffineria e ridotta a deposito la presenza industriale della Tamoil, non si registrano iniziative imprenditoriali alternative sul territorio comunale, tranne nuovi, inutili supermercati. Ein provincia il polo di Tencara esiste solo sulla carta. Il sindaco Oreste Perri e la sua giunta devono chiedersi perché non sono riusciti a intercettare nessuno degli insediamenti programmati oltre il ponte sul Po. C’è da augurarsi che i dinamici piacentini insegnino qualcosa ai ruminanti cremonesi che ricadono con sconcertante pervicacia negli errori del passato. Negli anni Sessanta si persero l’Università, la centralità ferroviaria e la navigazione fluviale. Oggi migliaia di posti di lavoro.
Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400