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29 gennaio

Treni e Poste da terzo mondo

Vittoriano Zanolli

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lromani@laprovinciadicremona.it

01 Febbraio 2017 - 04:00

Treni e Poste da terzo mondo

Pendolari cremaschi

L’annuale rapporto di Legambiente decreta l’inefficienza e il degrado delle linee ferroviarie che servono (si fa per dire) il territorio provinciale. Pendolaria 2016 certifica la Caporetto delle tratte cremonesi e consegna nuove frecce all’arco della protesta dei viaggiatori. Dal dossier risulta che la Cremona-Brescia è al quintultimo posto in Italia, preceduta dalla Messina-Catania-Siracusa e seguita dalla Pescara-Roma. Il collegamento tra la capitale e il Lido è la maglia nera. Siamo in buona compagnia visto che tra le linee più disastrate ce n’è una che fa capo a Roma. Ma la Lombardia, non è il Lazio né tanto meno la Sicilia. I nostri punti di riferimento e termini di paragone non sono al centrosud, ma al nord, in Svizzera, in Austria e in Baviera. Non si può concorrere con gli stati e le regioni economicamente e socialmente più avanzate d’Europa e avere servizi pubblici da terzo mondo. Abbiamo la conferma che ritardi e cancellazioni non sono casuali, ma la conseguenza dei mancati investimenti su tratte considerate rami secchi da Trenord. Abbiamo assistito al progressivo abbandono della Cremona-Brescia, dove si utilizzano treni vecchi di 30 anni, che nel 2002 percorrevano 51 chilometri in 34 minuti e che oggi ne impiegano 58. Fino a pochi mesi fa c’erano ancora le antidiluviane automotrici diesel, benché la linea fosse elettrificata. L’impianto di condizionamento fuori uso in estate e quello di riscaldamento rotto d’inverno sono dettagli che completano un quadro desolante. Il livello del servizio non è inadeguato, come recita il rapporto del movimento ambientalista, ma scandaloso. Altrettanto grave è la condizione della Mantova - Cremona - Milano.
Si viaggia a senso unico per 91 dei 150 chilometri complessivi e la strozzatura provoca il blocco della circolazione in caso di guasti. Se nel 2017 non si sono ancora trovati i fondi necessari per il raddoppio, significa che non si vuole realizzare l’opera. Legambiente azzarda che il mantenimento dello status quo fornisca l’alibi per costruire l’inutile autostrada Cremona-Mantova. Se col raddoppio dei binari i tempi di percorrenza restassero gli stessi, com’è accaduto sulla Crema-Treviglio-Milano, vertici e tecnici di Trenord dovrebbero dimettersi, scusandosi per avere fallito su tutta la linea. Non meno indegna è la situazione del collegamento tra Cremona e Piacenza dove i treni sono stati soppressi e sostituiti con gli autobus dal 2013 nonostante la tratta sia elettrificata. Il servizio è nettamente peggiorato: i tempi si sono dilatati e il numero dei viaggiatori è crollato. Gli utenti del trasporto ferroviario protestano contro l’azienda che è impermeabile alle critiche. La richiesta di ripristinare la fermata in città del pendolino per Roma è caduta nel vuoto benché fosse supportata da centinaia di firme e appoggiata (tiepidamente) dai rappresentanti politici e istituzionali locali. Fu accolta con sufficienza e malcelato fastidio dall’allora presidente della giunta regionale Formigoni. Non c’è un nesso apparente di causa ed effetto tra la debole rappresentanza politica del territorio e l’impoverimento di servizi essenziali quali il trasporto ferroviario e le poste. Eppure quando enti locali, parlamentari e consiglieri regionali procedono compatti la musica cambia se è vero che a febbraio negli uffici postali cremaschi la situazione si normalizzerà, come promesso da Poste Italiane nel recente incontro a Crema. Alla luce di questo impegno, la costituenda Camera di commercio unificata di Cremona e Mantova ha un compito e un obiettivo: deve stanare Regione e Trenord e rilanciare il trasporto ferroviario nelle due province. I pendolari ringrazieranno.

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