L'ANALISI
07 Novembre 2016 - 10:48
Nell’indifferenza generale oggi si vota per eleggere il presidente e il nuovo consiglio provinciale. Il disinteresse per questo appuntamento è giustificato dal fatto che alle urne sono chiamati i soli sindaci e i consiglieri comunali del territorio. Sono 1.316 gli aventi diritto. Una faccenda tutto sommato per pochi, che esclude i cittadini e che toglie interesse a un’elezione che invece con la vecchia Provincia aveva un certo peso sia per le importanti competenze che quell’ente aveva sia perché l’elezione diretta del presidente innescava la competizione tra candidati che non erano illustri sconosciuti, ma protagonisti della politica locale. Oggi invece l’opinione pubblica e i media sono concentrati sulle elezioni americane e sul referendum costituzionale del 4 dicembre. La vittoria di Donald Trump potrebbe aiutare la multiforme coalizione contraria alla riforma e favorire il No. Anche per questo eventuale riflesso sulla politica interna, l’attenzione rivolta a Usa 2016 è massima. Perché parlare delle elezioni provinciali se non interessano a nessuno o quasi? Non lo facciamo per annoiare i lettori ma per richiamare l’attenzione su un paio di aspetti degni di nota. Con l’avvento delle consultazioni di secondo livello, cominciate il 28 settembre in 64 province e 8 città metropolitane, riprendono peso le segreterie dei partiti e si delineano situazioni inedite. I due fatti singolari delle elezioni odierne in provincia di Cremona sono la divisione del centrodestra, che si presenta con due liste, e un solo candidato alla presidenza, Davide Viola, sindaco di Gadesco Pieve Delmona, proposto dal centrosinistra.
La lista ‘Centrodestra per Cremona’ è quella ufficiale, composta da rappresentanti di Forza Italia, Lega Nord, Ncd, Fratelli d’Italia, Alleanza Nazionale e Udc, dove spiccano nomi noti, su tutti quello di Gianni Rossoni. L’altra, denominata ‘Al servizio del territorio’, presenta un gruppo di consiglieri di maggioranza e d’opposizione di Comuni del territorio. La lettera inviata da questa lista a tutti i votanti è un proclama elettorale che sancisce la rottura con le segreterie dei partiti del centrodestra. La frattura nasce dal mancato coinvolgimento dei consiglieri comunali e dei sindaci nella scelta dei candidati. Questo è ciò che sostengono i firmatari della missiva, che lamentano l’assenza di dibattito. Contestano anche un modo di fare politica nel quale pochi si siedono attorno a un tavolo, si confrontano e decidono. Una prassi, sostengono, che allontana i cittadini dalla politica e che spegne le passioni. E’ innegabile che questo modo di procedere abbia tolto ulteriore interesse a un’elezione che esclude la gente. Un centrodestra spaccato, e dilaniato dalle polemiche interne non costituisce più un punto di riferimento per un elettorato che nel 2009 riuscì a spezzare il monopolio delle sinistre, vincendo in Provincia e conquistando il Comune di Cremona. Forza Italia e nemmeno la Lega Nord sono in grado di coagulare consensi attorno a un progetto unitario. Sarà così finché non avranno un leader nazionale riconosciuto da tutti. Il riflesso in ambito locale è l’inconsistenza dell’opposizione nel capoluogo, a Crema e in tutti i centri amministrati dal Pd coi suoi cespugli. Salvo qualche consigliere ruspante e arrembante, presente qua e là, che mette in difficoltà la maggioranza, il centrodestra è marginale. Non incide nelle decisioni importanti. Si accontenta di qualche poltrona nelle partecipate secondo una logica spartitoria tornata ad affermarsi con la perdita di peso e di potere decisionale delle segreterie dei partiti. La ciliegina su una torta indigesta per l’elettorato di centrodestra, che merita ben altri referenti, è l’assenza di un candidato alla presidenza. Nessuno, sapendosi destinato alla sconfitta, ha deciso di immolarsi per la causa, prestandosi a una candidatura di bandiera. Una bandiera, quella del centrodestra, che resterà ammainata chissà per quanto tempo ancora.
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