L'ANALISI
18 Luglio 2016 - 10:38
Appartiene alla vulgata antiberlusconiana il mantra delle sentenze che non si commentano, ma si accettano. Era in voga nel ventennio che ha visto l'ex Cavaliere protagonista della scena politica nazionale. Lo ripeteva la sinistra ogni volta che la destra contestava inchieste e verdetti riguardanti Berlusconi e altri esponenti della coalizione. Ha smesso di recitarlo quando le procure hanno iniziato a interessarsi anche delle malefatte dei suoi parlamentari e dei suoi amministratori.
Questo ritornello è riapparso in occasione delle miti condanne inflitte a due dei tre autonomi accusati di devastazione per le violenze e i danni causati in città il 24 gennaio 2015 durante il corteo nazionale antifascista. Il terzo imputato è stato assolto. Le sentenze della magistratura non sono il Decalogo consegnato da Dio a Mosè sul monte Sinai perciò siamo liberi di commentarle e criticarle. Quella pronunciata mercoledì scorso dal gup Christian Colombo è a dir poco sconcertante. Lo è perché ribalta la valutazione che cinque mesi prima aveva espresso sui medesimi fatti un altro giudice, Pierpaolo Beluzzi, nei confronti di altri quattro manifestanti. Dato che migliaia di cremonesi hanno assistito personalmente alle scene di violenza gratuita, all’aggressione delle forze dell’ordine con spranghe e manganelli e alla furia devastatrice che si scatenava contro le sedi di banche, assicurazioni e il comando della polizia locale, viene spontaneo chiedersi se i due magistrati abbiano visto film diversi.
Immaginiamo quale possa essere l’obiezione: sul banco degli imputati non c’erano le stesse persone e le prove a carico degli uni e degli altri erano differenti. Resta il fatto che a febbraio vennero inflitte condanne a 4 anni di reclusione per devastazione e l’altro ieri gli imputati se la sono cavata col reato di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Sconteranno tra i nove e i dieci mesi per avere lanciato fumogeni e per aver danneggiato il Comando della polizia locale. Come se avessero rigato la fiancata di un’auto o preso a sassate un lampione. Non è un reato acquistare caschi, giubbotti e zaini nell’imminenza di una manifestazione nazionale antagonista. Ma è una coincidenza che la dice lunga sulle intenzioni che animavano l’imputato cremonese che il giudice ha assolto. Mancavano le prove per condannarlo? Forse. Dunque a che cosa sono servite le indagini, le prove e, soprattutto, le immagini acquisite dalle telecamere della videosorveglianza? Fossimo noi nei panni del giudice Colombo, proveremmo un certo imbarazzo nel leggere sulla pagina Facebook del Centro sociale Dordoni i complimenti che uno degli avvocati difensori gli ha fatto «perché si è discostato dal precedente specifico di qualche mese fa dello stesso tribunale».
Nel dire che questa sentenza ripugna alla coscienza dei cremonesi, il sindaco Galimberti si è fatto interprete di un sentimento comune. Ma è stato bersagliato dagli attacchi della destra, che lo critica per non avere ancora disposto la chiusura del Dordoni e del Kavarna, e di Alternativa comunista che parla di disgustosa campagna di criminalizzazione e di caccia alle streghe contro i militanti antifascisti. C'è da domandarsi con che faccia la sinistra estrema e antagonista continuerà a sostenere la tesi dell’aggressione subita dai militanti di CasaPound se all’udienza preliminare troveranno conferma le conclusioni delle indagini condotte dal pm Laura Patelli da cui risulta che il 18 gennaio 2015, quando il compagno Emilio rimase gravemente ferito, furono gli autonomi a tendere un agguato ai neofascisti.
A un anno e mezzo da quel pomeriggio di guerriglia urbana, urge una decisione del sindaco. Mantenga la promessa fatta alla città di togliere spazi pubblici agli autonomi o manifesti il suo eventuale ripensamento. Rimanere in mezzo al guado gli procura critiche da fronti opposti e genera sfiducia nelle istituzioni. La stessa sfiducia che sollevano verso la magistratura sentenze così clamorosamente diverse come quelle pronunciate a distanza di cinque mesi l’una dall’altra.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris