L'ANALISI
09 Maggio 2016 - 11:14
Se l’obiettivo è favorire l’integrazione, il Comune di Cremona si opporrà in ogni modo e con tutti i mezzi a sua disposizione per impedire che l’ex supermercato del Cambonino diventi una moschea. E’ stretto e incerto il percorso amministrativo finalizzato a bloccare il cambio di destinazione d’uso dell’immobile che si affaccia su piazza dell’Agricoltura .
La trattativa col tribunale di Piacenza, che al momento controlla lo stabile, è già avviata e tutto lascia supporre che la comunità islamica ne diventi proprietaria per una somma compresa tra i 300 e i 350mila euro, ricavata dalla vendita dell’edificio di via Cipressi dove adesso si riuniscono i fedeli per la preghiera del venerdì. Una volta perfezionato l’acquisto, sarebbe complicato per l’Amministrazione comunale negare l’autorizzazione all’impiego dell’ex supermercato per il culto. Il Comune deve giocare d’anticipo ed esprimere una posizione chiara sull’ipotesi di trasferimento del centro islamico dalla zona del cimitero al Cambonino.
A differenza del precedente trasloco da via Bibaculo alla sede attuale, avvenuto senza problemi di sorta, il prossimo trasferimento presenta ben altre incognite. Oggi al Cambonino la popolazione è prevalentemente straniera e il 40 per cento professa l’islam. Ci sono condomini abitati per due terzi da immigrati musulmani che vedono di buon grado l’a p e rtura di una moschea sotto casa. Di parere opposto sono gli italiani, soprattutto gli anziani, che nel tempo si sono visti sopravanzare numericamente dagli immigrati. Di questo passo si finisce col sentirsi ospiti a casa propria. Se questo diventa il sentimento prevalente, e non è detto che già non lo sia, la reazione xenofoba è inevitabile. A quel punto si è creato un ghetto, un luogo dove le tensioni sociali sono pane quotidiano e dove il brodo di cultura è la separazione tra nazionalità, gruppi etnici e religiosi.
Èun rischio che non possiamo permetterci, sulla scorta delle esperienze di altre città italiane e soprattutto delle periferie francesi e belghe.
L’unico negozio aperto al Cambonino negli ultimi anni è stato una macelleria islamica, a fronte della chiusura del supermercato che ha retto pochi mesi alla concorrenza col vicino centro commerciale. Sono segnali d’allarme che quasi nessuno ha colto. La rigenerazione urbana ha senso soprattutto in zone come questa, dove la presenza commerciale è minima e dove la socialità è ridotta. Il Cambonino è una delle tante varianti provinciali dei quartieri dormitorio che circondano le città metropolitane. Non lo si frequenta se non per necessità o perché ci si vive. E’un’area residenziale creata come tante a tavolino nell’ambito di progetti di sviluppo urbano in voga negli anni 60-70, entrati subito dopo in crisi.
Oggi è necessario rigenerare soprattutto i sobborghi, evitando che si formino sacche di emarginazione. Il Cambonino non è il Bronx, ma è trascurato e per certi aspetti abbandonato. Se ne sono dimenticate un po’ tutte le amministrazioni comunali, più attente al centro storico e ai suoi problemi che alle periferie e ai pericoli derivanti da un’immigrazione attratta dai bassi prezzi degli affitti e del mattone.E’qui che bisogna investire. Occorre aumentare i servizi e favorire ogni occasione di integrazione. La moscheaè uncentrod’aggrega - zione tra islamici ma è un elemento di divisione tra le comunità. Crea discriminazione.
Ghettizza. Se costruita dove la presenza di stranieri è minima, può favorire invece il processo di inserimento sociale. Da tempo si combatte a Crema una battaglia sulla musalla, piccola moschea rifiutata dai residenti, sulla quale non tutti i gruppi islamici sono d’accordo. La questione si gioca sul piano politico, fuori e dentro il consiglio comunale, mentre se ne dovrebbe discutere a tutto campo, senza pregiudizi, nell’interesse generale che è quello di favorire l’i ntegrazione.
C’è da augurarsi che i cremonesi facciano tesoro dell’esperienza e degli errori cremaschi.
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