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Cancer center, la Regione ce lo deve

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

21 Marzo 2016 - 09:33

Cancer center, la Regione ce lo deve

Entro l’anno nascerà l’atteso Cancer center all’ospedale di Cremona. Parola di governatore. Non dobbiamo considerarlo il regalo di Natale della Regione, ma un atto dovuto, giunto in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia fissata dai responsabili del progetto e alle aspettative dei pazienti.
Gli amministratori pubblici avranno fatto solo il loro dovere se arriveranno, come promesso, i soldi sufficienti a coprire le spese. Servono complessivamente 7,5 milioni di euro; 750mila li hanno raccolti e anticipati i Rotary Club cremonesi. I fondi restanti devono arrivare dalla Regione, considerato che la nuova struttura arricchirà l’offerta sanitaria lombarda. Il Cancer center sarà un fiore all’occhiello per la città, aperto a un’utenza non esclusivamente locale, dato che solo i grandi ospedali ne sono dotati.
Da anni medici e associazioni di volontariato sono impegnati nella realizzazione di questo progetto del quale nel nostro territorio si sente una necessità particolare, vista l’incidenza superiore alla media nazionale di alcuni tipi di tumore. I promotori hanno bussato a tutte le porte per sensibilizzare partiti e rappresentanze istituzionali sull’urgenza di un unico reparto ospedaliero dove tutte le patologie tumorali venissero trattate in ogni fase del percorso curativo, dalla diagnosi alla terapia.
Con voce rotta dell’emozione e gli occhi lucidi, la familiare di un paziente chiedeva i tempi di realizzazione ai politici presenti alla tavola rotonda organizzata lo scorso giugno da Medea alle ex colonie padane. Le loro risposte evasive spazientirono il primario di oncologia Rodolfo Passalacqua che fece presente a tutti che non si scherza con la vita umana. E con toni perentori richiamò ciascuno alle proprie responsabilità.
Chi decide come e dove investire i fondi regionali, che sono soldi nostri, dovrebbe avere davanti a sè lo sguardo smarrito nel dolore di quella donna e sentire le sue parole supplichevoli.
Se vogliamo davvero mettere al centro la persona, come proclama Roberto Maroni, e dare un contenuto a frasi che altrimenti suonano retoriche, dobbiamo partire dai bisogni reali della gente e fare l’impossibile per soddisfarli. Questo non sempre è stato il criterio che ha ispirato la politica sanitaria regionale. Senza allontanarsi da Cremona, basta riflettere sull’acceleratore lineare, una strumentazione milionaria catapultata all’ospedale maggiore per volontà regionale e per interessi sui quali si spera che la magistratura faccia giustizia.
Ai vertici del Pirellone, che da sempre magnificano la sanità lombarda perché valutata tra le più efficienti in Europa, ricordiamo ruberie, malaffare e tangenti che nel 2015 hanno portato all’a rr esto dell’assessore Mario Mantovani e lo scorso febbraio di Fabio Rizzi, presidente di commissione, nonché estensore della riforma.
Tutto questo dimostra sprezzo, non attenzione per il cittadino. E in questa scia si collocano le nomine per meriti politici di dirigenti di conclamata incapacità e anche di qualche medico, transitati in viale Concordia e in via Belgiardino. Non basta aggiungere la lettera ‘t’ di territorio alle sigle che individuano le nuove strutture sanitarie per significare la centralità dell’utenza. Devono cambiare le prassi, cominciando dalle gare d’a ppalto, per mostrare che si è voltato pagina. Invece un filo invisibile, che non si è ancora spezzato, unisce il modo di operare del ‘f ar ao ne’ Gi anc ar lo Abelli con quello di Mantovani e con quello di Rizzi.
Viene spontaneo domandarsi che livelli raggiungerebbe la sanità lombarda al netto delle mazzette. Qualcuno obietterà che è il prezzo da pagare perché la macchina giri senza incepparsi. Si dirà che è il lubrificante che permette al denaro di circolare. Se la Lombardia vuole dare il buon esempio al Paese, non può accettare cinicamente una quota fisiologica di malaffare senza combatterlo dall’interno prima che emerga dalle inchieste giudiziarie.
Se a Natale partirà, come promesso, il progetto del Cancer center rendiamone merito ai medici, agli infermieri, al personale ospedaliero, alle famiglie, ai volontari e ai benefattori che hanno creduto nel progetto. I politici hanno fatto solo il loro dovere.

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