Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

Crema scompare se unita a Milano

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

22 Febbraio 2016 - 11:19

Crema scompare se unita a Milano

Che cosa divide Crema da Cremona e quali sono gli elementi che uniscono le due città: i rappresentanti politici dei rispettivi territori dovrebbero rispondere a questa domanda prima di caldeggiare alleanze dubbie che potrebbero produrre più danni che benefici.
La questione è nota. La plurisecolare e mai sopita rivalità tra cremaschi e cremonesi è riemersa col progetto di riforma costituzionale che sostituisce le province con le aree vaste. Si ridiscutono i confini, si ipotizzano aggregazioni e il revanscismo cremasco trova nuovi argomenti. La riforma renziana appare il grimaldello per scardinare un assetto sgradito a molti residenti oltre il Serio e conquistare ‘l’indipendenza’ da Cremona.
I motivi che spingono Crema alla scissione sono fumosi. Il sindaco Stefania Bonaldi parla di differenze culturali ‘decisive’: non sembra che la diversità dei dialetti sia una barriera che impedisce alle due comunità di comunicare. Se per differenze culturali si allude ai sei mesi d’assedio del Barbarossa con l’aiuto dei cremonesi, è bene ricordare che parliamo di fatti che risalgono al 1159.
Si rifletta sul rapporto di amicizia che unisce gli Stati Uniti al Giappone o la Germania alla Gran Bretagna a ‘soli ’ settantun anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Si sa,due campanili dividono più di una frontiera o di un filo spinato e i localismi resistono inossidabili all’usura del tempo.
Ma chi guida una comunità ha la responsabilità di curare gli interessi generali e ha il compito di superare divisioni e anacronistici antagonismi. E’ vero, Crema sente l’attrazione gravitazionaledi Milano ed è giusto assecondarla.
Ma altrettanto si può dire di Cremona che da anni insiste perché migliorino i collegamenti con il capoluogo regionale. Ottenuto il raddoppio della Paullese, la battaglia si è spostata sulle ferrovie con la richiesta di treni più efficienti per Milano e intanto rispunta il progetto dell’autostrada d’acqua tra il Po e l’area metropolitana.
Cremona e Crema guardano al capoluogo regionale e hanno gli stessi interessi economici, politici e culturali. Hanno bisogno l’una dell’altra. Crema è molto più lontana da Milano di quanto lo sia da Cremona.Quanto ad abitanti, ne ha meno della metà di Sesto San Giovanni. Se ne faccia una ragione, sindaco Bonaldi. La dimensione è il fattore che avvicina le nostre due città e le allontana dalla metropoli. Il capoluogo regionale lombardo offre lavoro, opportunità di studio e di svago ed è un potentissimo polo d’attrazione.
Ma se lo scopo è curare gli interessi locali, bisogna creare sinergiechefavoriscano unosviluppo comune. In otto secoli di ‘dominazione’ cremonese, Crema ha conservato intatta la sua identità. La costituenda area omogenea cremasca scomparirebbe nella galassia della città metropolitana. Se non divergenti, gli interessi sono distanti molto più dei quaranta chilometri che separano le due realtà. Devono farsene una ragione anche i nostalgici della passata grandeur.
E’ preoccupante che si facciano portavoce di questo gruppo autorevoli rappresentanti politici come il sindaco di Crema dal quale si è smarcato perfino un suo assessore, nonché segretario provinciale del Pd. E’ difficile se non impossibile costruire qualcosa insieme con chi manca di pragmatismo e vagheggia un futuro migliore con alleati diversi.
Con la riforma costituzionale alle porte, l’accademico antagonismo tra Crema e Cremona assume una dimensione politica. L’argomento, ne siamo convinti, annoia i più al pari di quello, stucchevole, delle unioni di fatto che impegna da settimane il parlamento, come se il Paese non avesse problemiben più urgenti da affrontare. Oggi,a differenza del passato, la questione è pratica perché le aggregazioni territoriali non servono solo per risparmiare ma anche per razionalizzare i servizi e creare occasioni di sviluppo.
E’ un momento cruciale che vede perlopiù impreparata una classe politica abituata a guardare non la luna ma il dito che la indica. C’è poco da sperare se il rilancio del territorio è affidato a queste mani.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400