L'ANALISI
15 Febbraio 2016 - 10:41
Un boato e crolla il soffitto di un’aula della scuola media di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno; poteva essere una tragedia. Stesso rischio si è corso a Salerno: grossi pezzi di intonaco sono caduti sui banchi ma era sera e la scuola era chiusa. Ad Aspra, nel Palermitano, i genitori annunciano in segno di protesta che non porteranno più i figli a scuola dopo l’ennesimo crollo. Sono scampoli di cronaca degli ultimi mesi. Non passa giorno senza che qua e là per la Penisola si registrino cedimenti degli immobili adibiti a scuole.
Cremona poteva allungare la lista delle località dove sono avvenuti gli incidenti più gravi, considerato il pessimo stato in cui versa la media Anna Frank. In una scala di pericolosità compresa tra 1 e 5, lo stabile di via Novati è vicino al grado massimo. Si trova in queste condizioni non a causa di eventi esterni, come un terremoto, che abbiano causato danni rendendola insicura. L’attuale precarietà è il risultato del decadimento progressivo determinato da deficit strutturali. E’ scon certa nte che si scopra solo adesso che quella scuola è pericolosa quando già anni addietro si poteva rilevare la mancanza dei requisiti di sicurezza.
Oggi sono i tecnici a certificare la pericolosità dei solai, ma i segnali d’allarme sono di vecchia data. Bastava prestare ascolto a chi in quella scuola lavorava per capire che la situazione era preoccupante e che urgevano verifiche tecniche. Si vociferava di scricchiolii sinistri, ma nulla è stato fatto. Si è messa a repentaglio l’incolumità dei ragazzi e del personale che nel tempo si sono avvicendati tra quelle mura. La responsabilità è delle Amministrazioni comunali alle quali la legge 23 del ‘96 affida la competenza sull’edilizia delle scuole secondarie di primo grado. Dovrebbero cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa alla cittadinanza i sindaci che si sono succeduti a Cremona negli ultimi vent’anni perché la responsabilità non è di tutti e di nessuno, ma ha nomi e cognomi.
In questo caso non funziona il consueto scaricabarile sullo Stato, origine di tutti i mali e parafulmine di ogni magagna. Intendiamoci: gli enti locali, Comune di Cremona compreso, non prestano la cura necessaria all’edilizia scolastica perché il potere centrale non tiene nella dovuta considerazione il sistema scolastico. Non si investe a sufficienza nella formazione e tanto meno nelle strutture. D’altronde l’Italia è il Paese che spende meno nell’istruzione in rapporto al pil fra gli Stati europei membri dell’Ocse.
La spesa pubblica per la scuola in Italia ammonta al 4,6% del prodotto interno lordo, oltre tre punti percentuali in meno rispetto alla Danimarca, che guida la classifica. E’ un primato che ci squalifica agli occhi dell’Europa e dei Paesi economicamente più avanzati. Se il cattivo esempio viene dall’alto, in sede locale non c’è da aspettarsi nulla di buono. Proprio perché in controtendenza rispetto al generale disinteresse per il degrado degli edifici scolastici, il Comune di Cremona sottolinea di avere anticipato di un anno l’applicazione delle prescrizioni contenute nel decreto legge Milleproroghe che fissa a fine 2016 la messa a norma delle sedi scolastiche. Il monitoraggio nei 35 plessi è quasi completato. Sono parecchie le criticità emerse che hanno reso indispensabile lo spostamento di alcune classi. Dopo anni di incuria si corre ai ripari.
L’inerzia non si giustifica con il taglio dei trasferimenti dello Stato né con la necessità di rispettare il patto di stabilità. Ci sono delle priorità da rispettare. Al primo posto tra gli impegni di ogni ente pubblico dovrebbe esserci la salute pubblica e, di conseguenza, la messa in sicurezza di immobili e impianti. Il degrado strutturale delle scuole cremonesi è l’atto di denuncia di una mala gestione solo ora interrotta. E’ una beffa per i dirigenti scolastici che andavano orgogliosi dell’i mbiancatura delle aule, magari eseguita dai genitori, quando pareti e solai rischiavano di crollare. La garanzia dell’incolumità dei propri figli quando sono in classe è il minimo che si pretende. Non dare questa assicurazione alle famiglie è indegno di un Paese civile. Come qualcuno suggerisce, oltre al piccolo estintore ai vostri figli date anche un caschetto. Non si sa mai.
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