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Crema docet, unioni di fatto non prioritarie

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

11 Gennaio 2016 - 09:41

Crema docet, unioni di fatto non prioritarie

I cittadini non hanno premiato l’impegno del consiglio comunale di Crema che lo scorso giugno ha approvato il registro delle coppie di fatto. A sei mesi dalla sua istituzione, l’elenco delle unioni civili è vuoto. Nessuna coppia che non volesse o che non potesse contrarre matrimonio, etero o omosessuale, si è recata in municipio a ufficializzare la sua convivenza. Eppure il sindaco Stefania Bonaldi era orgogliosa del risultato faticosamente raggiunto, che aveva salutato come una conquista di civiltà. Con quella delibera approvata a maggioranza, Crema è entrata nell’élite dei 400 Comuni (in Italia se ne contano più di 8mila) che si sono dotati di questo strumento. Si diceva allora che le municipalità che operavano in tal senso supplivano ai ritardi del parlamento.
Quel pronunciamento non è stato indolore a Crema, visto che ha prodotto una frattura in maggioranza. Ma il gioco non valeva la candela visto che coloro che potevano beneficiarne non l’hanno fatto. L’iscrizione è priva di effetti legali e questo limite sicuramente ha frenato le coppie di fatto già esistenti, ma sono state pochissime anche le richieste di informazioni. Tutto cambierà se sarà approvato il disegno di legge in esame il 26 gennaio al Senato. Il bilancio dell’o pe razione cremasca è comunque negativo, considerati lo sforzo fatto ei rischipolitici affrontati per non raccogliere nemmeno i consensi di chi non vuole o non può sposarsi. A Roma in questi giorni si replica ciò che è accaduto qui. E’ un continuo susseguirsi di indignazioni tra i più strenui sostenitori del disegno di legge Cirinnà, che prendono in malo modo il fatto che su argomenti così delicati qualcuno possa osare di avere una posizione differente, e i suoi detrattori che evocano la guerra santa che la Dc fece nel 1970 contro il divorzio. Quella fu una battaglia per l’affermazione di un diritto, come oggi lo è quella per le unioni civili, un tema sul quale non a caso l’Europa ha denunciato il ritardo del nostro Paese a legiferare.
Una tantum il decisionista Renzi agisce nel rispetto della coscienza e della sensibilità individuale, lasciando libertà di voto ai senatori del Pd sulla cosiddetta step-child adoption, cioè sull’adozione del figlio da parte del partner omosessuale.
E’ vero, come sostiene l’area cattolica dem, che l’intera materia sulla quale il senato è chiamato a esprimersi pone ai singoli questioni di coscienza. Basti il fatto che nei codici si definiranno coniugi anche i partner omosessuali se sarà approvato il disegno di legge Cirinnà. Ed è altrettanto vero che la formazione sociale che si intende riconoscere è la fotocopia della famiglia già riconosciuta dalla Costituzione. Si arriva poi al paradosso che due persone anziane per poter godere dei vantaggi garantiti alle unioni civili, devono fingere di essere omosessuali, mentre non possano accedervi se dichiarano di vivere insieme solo per motivi solidaristici. Per uscire dallo stallo creato da forzature e fughe in avanti, forse sarebbe utile togliere ogni riferimento al rapporto coniugale, se necessario rimandando il testo in Commissione.
Invece il Premier nella conferenza stampa di fine anno ha stabilito che le unioni civili sono una priorità per il Paese, salvo poi dimenticarsene ieri. In realtà quello è un banco di prova per regolare i conti con le minoranze interne al Pd e con l’alleato di governo. E’ uno dei frequenti pretesti che Renzi sfrutta per imporre la sua volontà. Le prove di forza fanno parte del gioco politico ma sono tendenzialmente sbagliate quando vertono sui temi etici. Altrettanto biasimevole è il modo in cui il centrodestra si prepara ad affrontare la scadenza parlamentare del 26 gennaio: Daniela Santanché la considera un’occasione importante per testare l’unità della coalizione, cioè il legame tra Forza Italia, Lega e An-Fratelli d’Italia.
Al di là delle questioni tra i partiti, è assurdo che in una situazione di crisi economica non ancora superata, con un Paese afflitto da mille problemi, non ultimi l’emergenza immigrazione e la minaccia terroristica, il Presidente del Consiglio abbia detto che legiferare sulle unioni di fatto è una priorità. I cremaschi che saggiamente hanno snobbato il registro delle coppie di fatto esprimono il comune sentire di un Paese che non si sente rappresentato da una classe politica lontana e sganciata dalla realtà. Una classe politica autoreferenziale che lavora per se stessa.

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