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Ecco come non si gestisce la vendita di un’azienda

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

23 Novembre 2015 - 10:57

Le minoranze: "Il sindaco coinvolga i rappresentanti dei cittadini"

Lgh a Cremona

La metafora delle nozze porta sfortuna a Lgh e ad A2A. Non erano ancora saliti all’altare ma stavano già distribuendo gli inviti a parenti e amici quando un testimone bresciano ha detto che il matrimonio tra le due società non s’ha da fare. Riepiloghiamo i fatti a beneficio di chi non segue la vicenda. Sospettiamo siano in molti. Eppure la vendita di Linea Group Holding, (perché di vendita si tratta) riguarda tutti coloro che abitano nei Comuni serviti dalle municipalizzate che fanno capo a Lgh: Aem di Cremona, Scs/Scrp di Crema, Asm di Pavia, Astem di Lodi e Cogeme di Rovato. E’proprio da quest’ultima che giovedì sera è arrivato lo stop.
Il consiglio d’amministrazione di Cogeme ha bocciato la proposta vincolante di A2A, per l’acquisto del 51 per cento di Lgh per un importo di 125 milioni di euro. Ad essere vincolante adesso è il ‘no’ del socio bresciano perché la fusione necessitava del 70 per cento del capitale (Rovato detiene il 31,5 per cento delle azioni di Lgh).
Perché il cda di Cogeme boccia la cessione? Si può liquidare la questione con un’interpre - tazione politica del voto. Rovato ha un sindaco leghista mentre gli altri quattro Comuni soci di Lgh sono amministrati dal centrosinistra. E questo è un dato di fatto. Se invece si sondano gli umori degli ambienti economici e finanziaribresciani, si scopre che la fusione della loro Asm con le milanesi Aem e Amsa, che ha dato vita ad A2A, ha scontentato un po’ tutti.
Se potessero, recupererebbero la loro autonomia, persa nel 2008. L’insoddisfazione dei bresciani, pentiti dell’operazione, ha sicuramenteinfluenzato icugini di Rovato. E’ dal combinato disposto di motivazioni economiche e ostilità politiche che scaturisce il voto contrario di Cogeme. A2A potrebbe rilanciare, facendo una nuova offerta più congrua e aderente alle aspettative, altrimenti si dovrebbe abbandonare la strada della trattativa privata e bandire una gara pubblica, alla quale potrebbero partecipare i privati. Ma è quello che la politica non vuole per non perdere una delle sue centrali di potere.
Equi si pone un quesito di fondo. Che vantaggio traggono iprivati ele imprese dalla vendita di Lgh o dalla sua fusione con altre società partecipate? L’o pe ra zi one di cessione si è sviluppata nell’indifferenza dell’o p i n i one pubblica perché nessun politico può promettere bollette meno care e costi inferiori per le imprese. Già oggi primarie ditte cremonesi hanno abbandonato il fornitore pubblico perrivolgersia privatichevendono aprezzi piùconcorrenziali. Quanto ai servizi, è tutto da dimostrare che qualcosa migliorerà con lo spostamento del centro decisionale da Cremona a Milano.
Del disinteresse generale la politica s’è servita per brigare come se Linea Group Holding appartenesse ai partiti e non fosse patrimonio della città. Se le aziende pubbliche, municipalizzate comprese, non sono modelli d’effici enza, perché non aprirle ai privati? Non è detto infatti che la sommatoriadi piùinefficienzeproduca qualcosa di positivo. E’ chiaro che Lgh non può mantenere ancora per molto l’attuale assetto. Ha bisogno di un piano industriale e di un partner che non necessariamente è una società pubblica. Se la si vuole mantenere autonoma, dovrà comunque ristrutturarsi per confrontarsi con una concorrenza sempre più agguerrita. Già oggi nel mercato libero si comprano prodotti che un tempo erano protetti da monopolio, come gas ed elettricità.
Le aziende a capitale pubblico che li commercializzano devono trasformarsi e abbattere i costi se vogliono essere competitive. E’ una strada obbligata anche n el l’ipotesi che si voglia quotare Lgh in Borsa. Ma di questo l’Amministrazione comunale non parla, come non dice che cosa intende fare dei 40 milioni che incasserebbe da A2A se la vendita andasse in porto. A margine delle valutazioni economiche, se ne impongono altre di natura politica. Il disco rosso di Rovato crea disagio in maggioranza a Cremona. Ma al di là degli scricchiolii che provoca nella coalizione, segna una pesante sconfitta del centrosinistra. La giunta si è dimostrata incapace di sciogliere un nodo fondamentale per l’economia e per lo sviluppo della città. All’Amministra - zione va riconosciuta una buona capacità nell’organizza re festee manifestazioniculturali, ma sbaglia le partite importanti.
E’ facile incontrare qualche secca navigando sulle onde blu dipinte sull’asfalto di corso Garibaldi. Ma tra gli scogli delle municipalizzate si rischia il naufragio.

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