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Il degrado umano contamina le città

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

19 Ottobre 2015 - 10:56

Il degrado umano contamina le città

Otto anni di crisi, il più lungo periodo di stagnazione e recessione economica dal secondo dopoguerra, lasciano tracce difficili da cancellare. Le ferite sono evidenti anche in un territorio come quello della provincia di Cremona, più di altri preservato dalle pesanti ricadute sociali derivanti dall’aumento della disoccupazione e dalle ristrettezze finanziarie che hanno colpito imprese, famiglie e lo Stato nelle sue articolazioni centrali e periferiche. Gli enti locali hanno sempre meno risorse da investire e nella scala delle prioritàla curadei centri abitatipassa insecondopiano. Strade, marciapiedi, parchi e patrimonio immobiliare pubblico mostrano segni d’a b ba ndono fastidiosi, ma che è facile eliminare se vengono ripristinati i fondi necessari per la manutenzione delle strutture. Al degrado urbano si pone rimedio coi soldi, che invece non bastano per contrastare il degrado umano. Complice un’immigrazione impossibile da arginare finché non si interverrà sui Paesi di provenienza dei profughi, anche nelle città minori come Cremona assistiamo a un progressivo scadimento della qualità della vita. Si moltiplicano i luoghi sinistri, frequentati da emarginati ed evitati dalle famiglie, dai bambini e dagli anziani. Sono zone ‘off limits’, interdette ai cittadini comuni. Sino a vent’anni fa queste aree si contavano sulle dita di una mano. Le montagnole dei giardini pubblici di Cremona, all’epoca luogo abituale di ritrovo dei tossicodipendenti, lo erano per antonomasia. Per liberare la zona da quella presenza scomoda, ma anche per offrire tempestivo soccorso nei frequenti casi dioverdose, si deliberò l’apertura dellacosiddettastanza delbuco.Col tempoe grazie alle retate invocate dai residenti, i drogati hanno traslocato. Piazza Roma è stata restituita ai cremonesi per un tempo relativamente breve perché altri gruppi, non meno fastidiosi e sgraditi, l’han no trasformata in un luogo di bivacchi e in un teatro di risse.
Stessa sorte ha subìto piazza Lodi, ancora prima dell’apertura notturna del supermercato. Il Vecchio passeggio, potente polmone verde nel cuore della vecchia Cremona, è il ritrovo abituale degli immigrati e al parco Sartori gli stranieri disoccupati, maleducati e facinorosi la fanno da padroni. I periodici sopralluoghi delle pattuglie sono un blando deterrente ad azioni di ordinaria inciviltà che spesso sconfinano nell’illegalità. Anche il piazzale dellastazione ferroviaria è una piccola casba e altre spunteranno se non si porrà un freno. Il primo, forte segnale di cambiamento è stato il recente arrivo in città da Milano degli specialisti del reparto anti crimine della polizia. I controlli a tappeto nei punti caldi elencati allontanano temporaneamente gli indesiderati, ma non sono risolutivi. Occorre ripristinare la legalità e imporre le regole di civile convivenza achi non le conosceper cultura o tradizioni o le vìola consapevolmente, approfittando di uno Stato permissivo e di una giustizia a maglie larghe. E’ inutile nascondersidietro ilvelo d’ipocrisia dell’accoglienza: sono gli immigrati nullafacenti la causa principale dello scadimento della vivibilità delle città e anche dei centri minori. Ben vengano operazioni come la retata dei clandestini che occupavano abusivamente l’area dismessa dell’ex Everest di Crema e lo sgombero di una cinquantina di persone che vivevano senza averne titolo in un edificio di viaBresciaa Cremona.Sonoazioni che dimostrano discontinuità rispetto a un passato nel quale tutto o quasi era consentito. La gente approva, ma pretende di più. Chiede che non ci siano aree che è imprudente frequentare. I luoghi di aggregazione devono essere sicuri e aperti a tutti, senza limitazioni. Questo obiettivo è raggiungibile solo con un forte impegno delle municipalità. Se è importante sanzionare comportamenti illeciti o impropri, altrettanto utile è l’attività di prevenzione. Serve lamassima intransigenza verso il commercio abusivo, la questua molesta, gli schiamazzi, l’abbandono deirifiuti etutti gliattiche rendonoinospitalile nostre città. E occorre un serio progetto di rigenerazione urbana. E’ il momento di badare al sodo, senza voli pindarici come le onde blu disegnate sull’asfal - to di corso Garibaldi. Per quelli c’è tempo.

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