Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

Inceneritore, tornano i fantasmi del passato

Vittoriano Zanolli

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

21 Luglio 2015 - 10:40

Inceneritore, tornano i fantasmi del passato

Il parere degli esperti avrebbe dovuto dirimere le controversie e indicare ai politici la strada da seguire. La valutazione tecnica ed economico-finanziaria della dismissione del termoutilizzatore avrebbe potuto addirittura mettere d’accordo
maggioranza e opposizione. Invece ha dato fiato a un centrodestra asfittico e spaccato il Pd, diviso tra chi ipotizza l’inserimento dell’impianto di Cremona tra quelli del decreto Sblocca Italia e chi invece ne auspica l’immediato spegnimento. Per i primi è
una risorsa per il Paese, per gli altri un catorcio da rottamare. E i cittadini, sempre più disorientati, si chiedono se la promozione a pieni voti dell’impianto sia un abbaglio del Laboratorio energia e ambiente di Piacenza, o se ideologia e demagogia stiano velando la ragione dei pubblici amministratori che bocciano pregiudizialmente lo studio dei tecnici. Buona norma è rispettare il lavoro di chi è titolato a svolgerlo. La competenza dei docenti del Politecnico di Milano e del Consorzio piacentino dovrebbe essere indiscussa. Dovrebbe. In realtà i risultati del loro studio vanno nella direzione opposta alle aspettative e alle promesse del sindaco e del centrosinistra che in campagna elettorale si impegnarono a spegnere l’inceneritore in tempi rapidi. Oggi sappiamo che per chiuderlo servono 42 milioni di euro e che i tecnici consigliano di farlo lavorare per altri dieci anni. Non c’è convenienza economica a smantellarlo, passando al trattamento meccanico biologico dei rifiuti. E non ci sarebbe l’urgenza di tutelare la salute pubblica, dato che gli inquinanti presi in esame (particolato, ossido d’azoto,
diossine e C02) rispettano ampiamente i limiti fissati dalle normative vigenti. A esprimere queste valutazioni non è il politico di turno, ma tecnici di fama nazionale. E’ possibile che altri esperti giungano a conclusioni meno confortanti. Se così fosse, ne
prenderemmo atto. Lo stesso dovrebbero fare i politici, di destra e di sinistra, che invece, schiavi dei loro pregiudizi, oggi
applaudono o fischiano i risultati di uno studio che non sono nemmeno in grado di giudicare. Il sindaco Gianluca Galimberti ha dissimulato il suo disappunto e i fedelissimi del cerchio magico lo hanno superato, manifestando scetticismo su un studio che è uno strumento di lavoro, non il viatico sperato per mantenere promesse azzardate. E’ destinato a fallire il tentativo di sminuirne la portata o di contestarne i contenuti. Si rassegnino. Piuttosto doveva servire da monito lo scivolone del grillino Federico
Pizzarotti che da sindaco non potuto onorare l’impegno, preso prima del voto, di annullare l’appalto dell’inceneritore di Parma,
operazione che sarebbe costata penali milionarie. Si sa, la storia non è buona maestra e ognuno impara dai propri errori, non da quelli altrui. Ma un sano pragmatismo anziché il pervicace tentativo di centrare un obiettivo irraggiungibile avrebbe evitato una nuova spaccatura nel Pd. Anche il ritardo nella presentazione del documento del consorzio Leap, avvenuta non in un incontro pubblico e dopo l’ennesima convocazione della commissione di vigilanza, è servito solo ad alimentare le polemiche e a indurre la minoranza a sollevare dubbi sulla trasparenza dell’operato della giunta. La chiusura dell’inceneritore senza danni patrimoniali
ingenti è irrealistica e sarebbe inopportuna in presenza di garanzie di tutela della salute pubblica e dell’ambiente. A chi amministra conviene ascoltare, senza supponenza e arroganza, i tecnici che stabiliscono tempi e modi dello spegnimento.
Dell’ennesima frizione interna al Pd il principale responsabile è il segretario provinciale, Matteo Piloni,
che ancora una volta si è dimostrato incapace di fare sintesi nel partito, come di recente è accaduto sul progetto dell’autostrada Cremona-Mantova.
Una nemesi storica incombe sull’amministrazione. A volere il termocombustore nel 1994 fu la giunta Garini che beffò i cremonesi ignorando il risultato del referendum consultivo, vinto dai comitati contrari all’impianto. L’allora sindaco si fece scudo dello studio dell’Enea, che certificava la validità dell’impianto sotto ogni aspetto, e con quelle argomentazioni zittì le opposizioni e quella parte dell’opinione pubblica che era ostile all’incenerimento dei rifiuti. I fantasmi del passato tornano e presentano il conto.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400