L'ANALISI
06 Luglio 2015 - 10:24
L'ingresso del Juliette 96 di via Mantova
Tutti i frequentatori abituali del Juliette sapevano che una zona del locale era riservata al sesso a pagamento.Eraanche notochenellaMecca deldivertimentocremonese circolava cocaina. Personaggi dello spettacolo, calciatori e vip conclamati o aspiranti tali venivano periodicamentesegnalati ederanaturale associare la loro frequentazione del locale con la prostituzione d’alto bordo e con il consumo di droga. E’ difficile credere al personale che si professa ignaro delle attività illegali che da almeno tre anni si svolgevano nel lussuoso ristorante-discoteca. E’impossibile che non sapessero per il semplice fatto che di Juliette ce ne sono a decine nella sola regione, tra Milanese, Bresciano, Garda e gli altri laghi lombardi, per non parlare della Riviera Adriatica. La differenza tra quei locali e quello di Cremona è che altrove le forze dell ’ordine e la magistratura chiudono gli occhi e qui si indaga. Indieci mesi sonostate raccolte prove sufficienti a incriminare e arrestare i titolari, due carabinieri, spacciatori e procacciatori di giovani prostitute. Le chiamano ragazze immagine per rimuovere dalla coscienza di qualcuna di loro e dei clienti l’idea fastidiosa del sesso a pagamento. Non c’è alcuna differenza tra la prostituzione nelle lussuose camere del resort lungo la via Mantova e quella su una strada a bordo di un’auto. Invece un tacito processo collettivo di rimozione fa sì che la prima venga socialmente accettata al contrario dell’altra. Un velo di ipocrisia avvolge il meretricio svolto in luoghi appartati dove non si incontrano donne scollacciate ma giovani universitarie carine, magari di buona famiglia, disposte anche a conversare con chi le paga e purché paghi. Non c’è differenza tra le varie modalità con le quali si sfrutta la prostituzione: il giudizio è sempre negativo, senza attenuanti. C’è da augurarsi che abortiscano tutti i tentativi di riaprire le case chiuse. Non sono invece tutte uguali le prostitute.
E’ triste che una donna pienamente consenziente e senza necessità economiche venda il suo corpo per procurarsi denaro facile. Lo spaccato umano che emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite al Juliette è deprimente. Sfruttatori e spacciatori lucrano coi loro sporchi affari in ambienti ovattati e protetti. Tutto in quel contesto, e in altri analoghi, è finalizzato al divertimento, purché e finché ci siano soldi da spendere. Sono le nuove case di tolleranza, locali di tendenza con privé dove sono ammessi anche comportamenti illegali. Qualcuno, forse molti pensano che l’Italia bigotta e retrograda dovrebbe adeguarsi, dato che basta oltrepassare il confine svizzero per trovare bordelli di lusso regolarmente autorizzati e operanti alla luce del sole, senza il bisogno del paravento di una discoteca, di un ristorante o di un centro massaggi. E’ nella terra di mezzo, come ci insegna Mafia Capitale, che si annida il malaffare. E’ una zona intermedia dove non entra direttamente la criminalità organizzata, ma quella ad essa contigua. Sono ambienti difficili da bonificare perché frequentati da personaggi in vista, con relazioni che assicurano loro una sorta di impunità. Tutto ciò a Cremona non è bastato a evitare indagini, arresti e pesanti procedimenti giudiziari. Determinante, ai fini dell’i nchiesta, è il coinvolgimento di due carabinieri, uno dei quali è accusato di avere procurato la droga. Ma l’i n ch i esta al Juliette sarebbe mai iniziata se non vi fossero implicati due militari? ‘Me le marce’, li ha definiti il procuratore della Repubblica, che ha elogiato l’Arma per la piena collaborazione fornita nel corso delle indagini. Roberto di Martino ha anche evidenziato la necessità di ripristinare il rapporto di fiducia con la gente, che vicende come questa incrinano. E’ vero, ma non meno importante è la rigorosa applicazione della legge, senza le omissioni, i silenzi compiacenti e le deroghe che un po’ dappertutto autorizzano i cittadini a credere che esistano forme diverse di normalità. Sono quelle dei privé e della droga-bene, ma sono anche quelle degli appalti truccati e della mafia dei colletti bianchi.
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