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Autonomi e fascisti, il Comune non ceda

Vittoriano Zanolli

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lromani@laprovinciadicremona.it

22 Febbraio 2015 - 11:35

Autonomi e fascisti, il Comune non ceda

E’ durato quasi un mese il presidio delle forze dell’ordine a CasaPound di Cremona. Cominciato il 18 gennaio con il grave ferimento del militante antagonista lodigiano Emilio Visigalli, era stato reso ermetico in concomitanza col corteo del 24 gennaio ed era proseguito sin quasi a metà febbraio, nel timore che il pomeriggio di follia inscenato dagli autonomi avesse strascichi. Sembrava di essere tornati alla normalità, invece ieri gli scomodi inquilini dell’ex negozio di via Geromini sono tornati. Forti di un contratto di locazione che scadrà nel 2024, hanno rialzato la saracinesca, pulito vetrina e sede e avviato il tesseramento alla loro associazione. Che non è un circolo di pensionati né un ritrovo di buontemponi. Per chi non lo sapesse o fingesse di non saperlo, CasaPound è un gruppo estremista. Ed è opportuno ricordare che l’apologia del fascismo è un reato che nessuno s’è ancora azzardato a depenalizzare. L’attitudine alla violenza dimostrata negli scontri con gli autonomi è sufficiente per negare ogni diritto di cittadinanza a quella gente. Invece la troviamo dove l’avevamo lasciata, come se nulla fosse accaduto. Devono capire che niente è più come prima. Il rapporto tra la città, i neofascisti e gli antagonisti s’è irrimediabilmente guastato. Gli attivisti di estrema destra si illudono se pensano che il saccheggio di Cremona abbia distolto l’attenzione da loro e li abbia sgravati dalla responsabilità di avere innescato una pericolosa spirale di tensione. Non esistono giustificazioni né attenuanti per ciò che è accaduto. Le colpe non sono solo dei 15 indagati per il ferimento di una persona o dei saccheggiatori di banche, assicurazioni e del comando della Polizia locale, che per ore hanno tenuto in scacco un’intera città. Aggressione e danneggiamenti sono maturati in ambienti inclini alla violenza che fatalmente scaturisce dall’incapacità di confrontarsi con opinioni diverse. Sul terreno arido dell’intolleranza, gli opposti estremismi si incontrano.

Non hanno nulla di democratico le manifestazioni, definite tali, organizzate dagli antagonisti, come si è visto a Cremona. I fiancheggiatori locali dei black bloc, che hanno indicato gli obiettivi da colpire, pagheranno con la chiusura del Centro sociale Dordoni e del Kavarna il loro contributo alla guerriglia urbana. Il sindaco ha tenuto testa alle pressioni della sinistra radicale, mantenendo l’impegno a non rinnovare le convenzioni, impegno sottoscritto dalla giunta e dal consiglio comunale. E’ giusto negare la concessione dei locali anche in risposta alle minacce di ritorsione lanciate dai militanti dei due poli autogestiti. Ogni cedimento risulterebbe intollerabile agli occhi dei cittadini che hanno visto scene inedite per Cremona e che non potranno dimenticare. Azioni efferate come quelle, studiate e pianificate, meritano punizioni esemplari. Lo sfratto è la prima mossa. A quella decisiva si spera provveda in tempi rapidi la giustizia, colpendo ideatori, autori e fiancheggiatori dell’assalto. Ma quando gli autonomi avranno perso la loro storica sede, i fascisti continueranno ad averla. E’ una situazione paradossale che potrebbe creare altre tensioni. Gli inquilini di CasaPound non hanno alcuna intenzione di smobilitare: non basta la messa in vendita del locale da parte del proprietario a indurli ad andarsene. La riapertura della sede, ancorché legittima, è una sfida lanciata alla città, alle istituzioni e agli autonomi, che ieri non hanno raccolto la provocazione ma che prima o poi vendicheranno il ferimento del lo- ro compagno. Il confronto a distanza potrebbe degenerare al minimo pretesto nello scontro che sinora non c’è stato grazie a un eccezionale dispiegamento di forze che ha mantenuto divise le due fazioni, ma che non può durare all’infinito. Il prezzo pagato per questo stato di belligeranza è inaccettabile, sia in termini economici che sociali. Per una male intesa concezione della libertà, nel nostro Paese si consente a pochi di creare disagi a molti. E’ assurdo che interi quartieri di Cremona vivano in condizioni d’apprensione per presenze sgradite delle quali non ci si riesce a liberare. La linea dura annunciata dell’Amministrazione comunale deve proseguire, senza cedimenti.

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