L'ANALISI
28 Dicembre 2014 - 11:53
Salutiamo senza rimpianti il 2014, l’anno peggiore del tempo della crisi. L’Italia si è trovata intrappolata nella morsa della recessione e le contromisure adottate per allentarne la presa hanno dimostrato scarsa efficacia. Oggi c’è piena percezione di un’emergenza economica senza precedenti e che è foriera di pericolose conseguenze sociali. Vediamo la tensione esplodere nelle periferie delle aree metropolitane e nelle zone più disagiate del Paese. E’ un campanello d’allarme che dovrebbe indurre i politici, il governo e gli enti locali a dispiegare tutti i mezzi utili a frenare la discesa lungo il piano inclinato sul quale scivola l’Italia. In questi foschi scenari il fatalismo o la ribellione sono senza alternative; la violenza è l’atto estremo di una protesta che divampa in assenza di prospettive di riscatto. Il Paese nel quale noi viviamo è un altro. Cremona e il suo territorio conservano intatte capacità e potenzialità che la nostra provincia ha saputo custodire e che adesso sono gli strumenti con i quali costruire un futuro migliore. Nell’epoca della globalizzazione, rivendichiamo con orgoglio i valori distintivi che appartengono alla nostra comunità. Pensiamo alla gente laboriosa che affronta con coraggio un presente difficile. Gli anni spumeggianti della Milano da bere non hanno inebriato più di tanto i cremonesi che hanno mantenuto la loro proverbiale sobrietà e che oggi affrontano con dignità i rovesci della sorte. Le vicende che raccontano storie di solidarietà famigliare sono frequenti e ne sono la prova quotidiana. E’ un mutuo sostegno tra persone che si estende ai luoghi di lavoro e di frequentazione sociale e che impedisce al tessuto umano di strapparsi. E’ diffuso nelle case, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole. Anche a Cremona vediamo genitori armati di pennelli e vernice che dipingono le aule come da tempo avviene nei piccoli Comuni. Con senso di responsabilità si raccolgono soldi per coprire le spese che lo Stato e gli enti pubblici non sono più in grado di affrontare.
Non si aspettano interventi improbabili dall’alto, ma ci si unisce per superare insieme le difficoltà, in un rinnovato spirito di aiuto reciproco che la litigiosa e inconcludente classe politica nazionale dovrebbe imitare. Nell’intervento pronunciato il 17 dicembre al termine del concerto al teatro Ponchielli, il maestro Riccardo Muti ha esaltato l’importanza della cultura e l’armonia della musica. Ha auspicato che il Paese tragga ispirazione e insegnamento da questa armonia, una virtù indispensabile a uscire dalla crisi. E’ un monito indirizzato al parlamento e al governo, ma non solo. L’emergenza impone agli italiani di superare divisioni e sterili contrapposizioni e di lavorare per il bene comune. Non tutti sono consci di questa esigenza. Anzi, pensiamo che tale consapevolezza non sia molto diffusa tra chi si occupa della cosa pubblica. Anche noi lanciamo un appello alla coesione ma vogliamo che non suoni come un auspicio retorico perciò lo ancoriamo a un impegno: fare dell’Expo 2015 l’occasione di riscatto per Cremona e il suo territorio. Abbiamo competenze e potenzialità per giocare un ruolo non marginale nel più grande evento del secolo per l’Italia e per la Lombardia. Possiamo, anzi dobbiamo, viverlo da protagonisti perché è il tema della manifestazione, ‘Nutrire il pianeta’, a imporcelo. Dimentichiamo le bocciature delle classifiche del benessere, il tempo perso, i progetti sbagliati e rimbocchiamoci le maniche. Lo facciano di concerto i responsabili degli enti locali e della neonata ‘area vasta’. Chiediamo un piano ambizioso e condiviso dalle forze economiche che non si esaurisca con l’Expo ma che sia l’avvio di un rilancio complessivo, economico, infrastrutturale e culturale della città e di tutto il territorio. E’ il nostro augurio per l’anno che sta per iniziare. Ed è ciò che meritiamo.
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