L'ANALISI
19 Ottobre 2014 - 11:21
Da tempo piovono sul Comune di Cremona critiche e giudizi sferzanti sullo stesso argomento: la Tari. Per tutta l’estate ha tenuto banco la disputa sugli importi stratosferici per lo smaltimento dei rifiuti applicati a ristoranti e pizzerie. La legittima protesta degli esercenti si è risolta con la ribellione fiscale della maggioranza dei tartassati, che non ha pagato la prima rata. Venerdì scorso è rimbalzato in giunta l’errore grossolano commesso dagli uffici che hanno confuso i coefficienti e caricato due milioni di euro in più del dovuto sulle utenze non domestiche e altrettanti in meno alle famiglie. Dai calcoli sbagliati fatti in Comune risultava che le utenze domestiche avrebbero coperto solo il 43 per cento, anziché il 57, dei dieci milioni di costo complessivo del servizio. Questa svista ha prodotto il congelamento della terza rata per tutti, una figuraccia, il palleggio di responsabilità tra nuovi e vecchi amministratori e una sfilza di commenti sarcastici delle categorie economiche che hanno pilotato la rivolta dei contribuenti. E soprattutto insinua il dubbio che errori del genere siano già capitati. Non c’è stato d’animo peggiore dell’incertezza, una condizione psicologica che paralizza l’economia e che i politici da sempre alimentano, con azioni che smentiscono le loro promesse. In campo fiscale le contraddizioni sono all’ordine del giorno. Da vent’anni almeno sentiamo ripetere da governanti di destra e di sinistra che le tasse caleranno. Sì, ma quando? Questo governo sembra il primo seriamente impegnato ad allentare una pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese senza pari in Europa. Non crediamo tanto ai roboanti proclami renziani quanto alla lucida e disinteressata analisi dell’economista Carlo Cottarelli.
Il commissario alla spending review lascia Roma a fine mese e torna al Fondo Monetario Internazionale. Non ha più niente da perdere e ha la libertà di esprimere pubblicamente al Premier le riserve che peraltro non ha mai lesinato nelle sedi opportune. Non lo fa. Anzi, promuove la legge di stabilità nei contenuti e per la finalità espansiva che persegue. Di lui c’è da fidarsi. Da lui acquisteremmo un’auto usata, per fare il verso a una vecchia pubblicità. Se a venderla è un politico, meglio pretendere la garanzia scritta. Per la prima volta dal secondo dopoguerra si procede nella direzione opposta rispetto a quella seguita anche in tempi recenti. Si tagliano le tasse e non c’è motivo di credere, assicura Cottarelli, che si pensi di reintrodurle sotto altra forma se i conti dello Stato non tornano. E’ una svolta epocale per un Paese che ha sempre agito sulla leva fiscale per fronteggiare l’emergenza. Un cambiamento così radicale richiede uno sforzo congiunto che in queste ore le Regioni non garantiscono. I presidenti sono coalizzati contro il Governo che nella legge di stabilità taglia oltre 4 miliardi di euro (secondo alcuni sfiorano i 6). Il governatore della Lombardia Roberto Maroni minaccia addirittura di chiudere dieci ospedali. Lo faccia se questa operazione permette una sensibile riduzione della spesa senza scadimenti dell’assistenza sanitaria. Forse anche in provincia di Cremona sono troppi tre ospedali che offrono gli stessi servizi. Si razionalizzi la spesa anche nelle Regioni ben amministrate come la Lombardia dove esistono consistenti margini di risparmio. Figuriamoci al Sud. Si eliminino gli sprechi che sono un insulto alla gente che soffre per la crisi, che ha perso il posto o lotta per conservarlo. Invece di brandire la minaccia della riduzione dei servizi sanitari, si taglino le spese dei consigli regionali: i 160 milioni di euro dell’assemblea siciliana, i 68 della Lombardia, i 52 del Veneto. Si accorpi qualche Asl, come suggerisce Renzi, e si nomini qualche primario in meno e si sospendano i premi ai dirigenti. E’ ancora vivo il ricordo dello scandalo dei rimborsi spese dei consiglieri e degli assessori che ha percorso tutto lo Stivale. Sarebbe una beffa intollerabile che i tagli del Governo si trasformassero in minori servizi o in maggiori tasse locali. E’ vero, le Regioni hanno molto da farsi perdonare. E anche molti Comuni, compreso quello di Cremona.
Vittoriano Zanolli
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