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Salvi i conti deposito e i titoli di Stato dall’aumento dell’aliquota

L’innalzamento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 20% al 26% voluta dal governo Renzi non interesserà i conti deposito e i Buoni del Tesoro

Francesco Pavesi

Email:

fpavesi@cremonaonline.it

18 Marzo 2014 - 18:48

Salvi i conti deposito e i titoli di Stato dall’aumento dell’aliquota

Se avete faticato a trovare un conto deposito conveniente e ora temete conseguente per l’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie annunciato dal governo Renzi, potete tornare a dormire sonni tranquilli; i prelievi sui redditi da capitale investito infatti non interesseranno i conti deposito.

I clienti che hanno scelto le offerte di Conto Arancio, CheBanca! o banca Mediolanum per vincolare il proprio denaro in un conto deposito, non dovranno pentirsi del loro investimento; la tassazione resterà al 20%. Molte altre persone invece dovranno rivedere i propri margini di guadagno, che scenderanno all’aumentare della tassazione dal 20% al 26%.

La crescita di percentuale non toccherà nemmeno i Buoni del Tesoro italiani ed europei che già in passato erano stati risparmiati dall’aumento del carico fiscale; nel 2011 infatti tutte le rendite finanziarie erano già passate dal 12,5% al 20%. Unici a salvarsi proprio i Buoni del Tesoro, da sempre i prodotti finanziari favoriti all’interno del portafoglio titoli.

I rendimenti e i guadagni degli investitori su fondi comuni, azioni, obbligazioni e polizze assicurative del Ramo I invece subiranno l’innalzamento dell’aliquota al 26%. Con un esempio concreto possiamo immaginare un obbligazione che renda il 2,5%; con la tassazzione al 20% il guadagno al netto scende di questa percentuale. Con l’aliquota al 26%, invece, la stessa obbligazione renderà l’1,86% al netto delle tasse.

Chi ha investito 10 mila euro in questa obbligazione al 2,5% tassata al 26%, vedrà calare gli interessi effettivamente incassati ogni anno da 200 euro a 186 euro, con una perdita di 14 euro. Nel caso il capitale fossero superiore, diciamo 100 mila euro, il calo dei rendimenti netti ammonterà a 140 euro, passando da 2mila euro al 1.860 euro all’anno.

Una menzione particolare meritano le polizze assicurative del Ramo I (sulla durata della vita del sottoscrivente), che utilizzano il fondo depositato investendolo in obbligazioni di alta qualità e nei Buoni del Tesoro. La parte dei guadagni derivanti dall’investimento nei titoli di Stato continuerà a essere tassato al 12,5%, mentre la restante quota investita in altri prodotti finanziari subirà l’aumento dell’aliquota al 26%.

Anche chi ha investito in azioni, in fondi comuni o in polizze assicurative ad alto contenuto finanziario (unit e index linked) subirà l’aumento. Salvi invece coloro che possiedono i buoni fruttiferi postali che finora, come i titoli di stato, hanno mantenuto la tassazione al 12,5%.

Detto questo è giusto ammettere che considerando la situazione attuale della popolazione italiana, un’operazione del genere, comunque modesta, andrà a incidere relativamente, se non per nulla, sui risparmi della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Al contrario, avendo come conseguenza un aumento delle entrate fiscali, potrebbero portare benefici importanti alla popolazione e alle imprese, sotto forma di sgravi fiscali o miglioramento dei servizi.

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