Sellerio
Pagine 278
Euro 13
di Barbara Caffi
Una vittima, l’inchiesta, la soluzione del delitto. I canoni del giallo—comprese le variabili, numerose ma non infinite—sono tutto sommato semplici.Ma non basta seguire le regole per scrivere un buon poliziesco. E neppure stravolgerle con intelligenza. Il qualcosa in più può essere l’adesione alla realtà (nei romanzi oltretutto si può scrivere ciò che un giornalista non potrà mai osare), o l’analisi del movente, o unmeccanismo perfetto nell’incastrare gli indizi. Oppure un personaggio azzeccato. E’ il caso di Rocco Schiavone, protagonista di Pista nera di Antonio Manzini. Schiavone è un vice questore romano, esiliato ad Aosta per motivi disciplinari. Odia il freddo e detesta la neve che affronta con le Clarks ai piedi e un loden blu adatti agli inverni miti della Capitale. Vive nel rimpianto della sua città, ritiene che i suoi sottoposti siano stolidi e incapaci, vorrebbe lavorare il meno possibile: «Poi per ultimo c’era il decimogrado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone». Ma non è solo indolente e pigro, fascinoso donnaiolo, sostanzialmente simpatico, il vice questore Schiavone. Ha giri sporchi, fa la cresta sulla droga sequestrata dalle forze dell’ordine, ha improvvisi scatti d’ira, è violento al punto di prendere a pugni i testimoni. Schiavone è un poliziotto corrotto, quindi, eppure segue un suo codice morale. Quando incappa in 87 cingalesi clandestini, per esempio, non li denuncia ma li scalda e li sfama e poi li fa accompagnare a Torino, dove hanno un gancio per un lavoro; quando si trova davanti il cadavere di Leone Micciché, maciullato da un gatto delle nevi, fa di tutto per risolvere il caso. Schiavone non è un commissario tutto d’un pezzo, ma non è neppure un giustiziere della notte e né si può dire che abbia una doppia morale. Non ama il suo lavoro: occuparsi dei delitti implica «per forza infilare le mani in quella melma appiccicosa, in quello schifo di palude per catturare i coccodrilli. Sciavone è pieno di difetti, anche di brutti difetti, e proprio per questo affascina il lettore. Manzini, che è sceneggiatore di fiction di successo, ha rinunciato al politically correct imposto dalla tv ha inventato un personaggio veramente nuovo, che ha tutte le carte in regola per diventare seriale.
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