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CAPODANNO A TEATRO

Al Ponchielli magia, stupore e risate per salutare il 2025

Alle 22 in scena Raul Cremona e tanti artisti internazionali. Comicità, trasformismo, illusionismo: ingredienti dello show

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

31 Dicembre 2025 - 10:00

Al Ponchielli magia, stupore e risate per salutare il 2025

Raul Cremona protagonista al Festival Internazionale della Magia

CREMONA - Stupore, sorpresa, ma anche comicità e musica ecco cosa attende il pubblico che stasera alle 22 saluterà il 2025 e darà il benvenuto al 2026 al teatro Ponchielli. «Proporremo una grande varietà di colori e giochi di magia — racconta Raul Cremona, presentatore e ideatore dello spettacolo —. La serata di Capodanno sarà all’insegna del Festival Internazionale della Magia di Milano, giunto all’ottava edizione, che fa tappa in città prima di approdare nel capoluogo lombardo».

Il festival nasce a Milano da una Sua intuizione: quale esigenza voleva soddisfare?
«Restituire alla magia una dimensione di durata e di respiro. Quando parlo di festival intendo una permanenza vera, fatta di più spettacoli, di un progetto articolato. Bisogna risalire al 1948 per trovare al Manzoni uno spettacolo di magia con una lunga permanenza, che per articolazione assomigliava al varietà, dove i giochi di magia si intrecciavano con comicità, balletti e stacchi musicali».


Lei si è ricavato il ruolo di presentazione non rinunciando ai suoi personaggi. Come coesistono questi due aspetti?
«Io sono il padrone di casa. Scrivo i miei interventi, i miei personaggi, i miei giochi, e li intreccio alle esibizioni degli artisti. È un lavoro di equilibrio: il presentatore deve essere al servizio dello spettacolo, non il contrario».

È una visione che guarda alla tradizione ma anche al presente.
«Oggi non esistono più i grandi varietà quelli per intenderci sul modello di Macario o Nino Taranto, ma possiamo creare un varietà diverso, fatto di eccellenze assolute. Il problema non è artistico, è logistico: scritturare una performer come Léa Kyle significa muoversi sei mesi prima e far viaggiare tonnellate di costumi. È una macchina complessa, ma affascinante».

Sarà di scena scena un cast internazionale.
«Si spazia da Florian Sainvet, campione del mondo di manipolazione, a Léa Kyle con i suoi cambi d’abito a vista; da Jérôme Murat e la sua statua vivente a Ernesto Planas Roldan, il signore degli ombrelli, fino agli illusionisti Andrew O’Ryon e Valentina. Accanto alla magia ci sarà la musica dal vivo, con la voce rock di Faith Blurry e il baritono Leonardo Cremona, che accompagnerà le esibizioni con colonne sonore eseguite sul momento».

Il filo conduttore sarà il nastro di Möbius: perché questa scelta?
«È l’otto che non finisce mai. Come il cappello del mago o come questa ottava edizione del festival. È un’immagine che racconta bene la magia: qualcosa che ritorna, si trasforma, ma non si esaurisce».

Nel suo percorso artistico ha reinventato la figura del mago: come è avvenuto questo cambiamento?
«Negli anni Settanta e Ottanta il mago era ancora una figura molto classica, alla Sylvan. Io ho sentito che il pubblico stava cambiando. Ho portato il linguaggio del cabaret nella magia, abbattendo la parete tra artista e spettatori».

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