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IL CONCERTO

Con Rkomi il volto bello del pop

Il pubblico di giovani e giovanissimi balla e infiamma di entusiasmo il Ponchielli

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

13 Dicembre 2025 - 15:34

Con Rkomi il volto bello del pop

CREMONA - Le luci si abbassano e dal teatro si leva il più classico degli applausi emozionali. Il pubblico, in effetti, è composto al 99,9% da giovani e giovanissimi. Lo 0,1 è colmato da qualche genitore o chi ne fa le veci. I più preparati, quasi tutti, cantano tutto a memoria.

Rkomi — al secolo Mirko Manuele Martorana, milanesissimo classe ‘94 con tutte le ‘e’ chiuse — si annuncia dalla quinta ma entra dal fondo della platea, tra le urla di un pubblico sul punto di esplodere. I brani li riconoscono tutti dalle intro e la giovane età consente di alzarsi, cantare e ballare ad libitum. E se per i primissimi brani sono solo i più coraggiosi e appassionati ad alzarsi, la timidezza viene vinta in fretta, convincendo a levarsi in piedi anche il resto della platea. Sembra sia servito, sotto questo punto di vista, sfilarsi la giacca di pelle e restare a petto nudo, sulle note di ‘Vuoi una mano’. Ma Rkomi non è decisamente solo muscoli e capello sbarazzino. Un animale da palcoscenico, abituato com’è a stadi e palazzetti. Ma nelle sue parole, nelle piccole azioni si coglie un animo gentile e rimasto intatto, puro. Lo si vede nel sorriso e nel cinque battuto a un bimbo in braccio al padre in platea.

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«Mi mancano i racconti di piazzale Cuoco» intona Rkomi ancora in quinta, alludendo alla vivida e multiculturale piazza di una Milano popolare ancora esistente e pulsante, tra volanti della polizia e kebabbari. Mirko arriva da Calvairate, il quartiere di Milano Sud-Est che confina con l’arcinota Corvetto. «Questa è l’ultima data di un tour meraviglioso — spiega —. In questo periodo ho sentito la necessità di trovare una casa. Quando lasciai la casa di mia madre, mi sono ritrovato con tre ragazzi che condividevano con me lo stesso sogno, la stessa fame e la stessa solitudine».

Salvo le voci fuori campo dei feat, per forza di cosa registrate, emerge un gran bel lavoro di arrangiamento per il live, accompagnato tra l’altro da un’ottima band. Alle spalle, a mo’ di scala, una grande gabbia che occupa l’intera larghezza del palco, e che Rkomi scala alla bisogna, addirittura entrandovi mentre canta ‘Mai più’.

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La scaletta passa in rassegna tutti i suoi pezzi più noti, hit comprese: ‘La coda del diavolo’, ‘Il ritmo delle cose’ (portato a Sanremo 2025), ‘Dieci ragazze’. Tra i bis, Nuovo Range. Anche qualche pezzo più datato, come ‘Apnea’, anno 2017. Il pubblico la canta sventolando le torce accese dei cellulari.

«Mi sento fortunato — osserva — di vivere dove possiamo occuparci di conflitti interiori e non esterni. La ricerca della felicità è un lusso». Colpisce la genuinità di un giovane artista che osserva dalla sua prospettiva un mondo dalla dolorosa incomprensibilità. Parla e canta della sua infanzia, dei suoi sogni, di amori che si vogliono maturi senza rinunciare alla leggerezza e alla libertà. «Ultimamente — dice — non va di moda parlare dei propri sentimenti, ma noi ce ne sbattiamo».

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