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IL RACCONTO DI SANTA LUCIA

Missione per conto di Dio: «Porta felicità ai bimbi»

Nella notte più lunga dell’anno la martire fanciulla torna in Terra per donare dolci e giocattoli

Massimo Cauzzi

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12 Dicembre 2025 - 05:25

Missione per conto di Dio: «Porta felicità ai bimbi»

L'attore e burattinaio Massimo Cauzzi nel riquadro

Successe tutto in un attimo… anzi in due! Nel primo attimo la stavano uccidendo… nel secondo attimo era davanti ad un grande portone in mezzo alle nuvole. Le sembrava di camminare sullo zucchero filato e il portone era proprio one one, senza muri laterali, solo nuvole, senza battacchio, senza campanello, un portone e basta!

Lucia non lo sapeva ancora, ma era davanti alla porta del Paradiso. Dall’altra parte vigilavano due Arcangeli, Destro e Mancino. Quando si sentì bussare loro non sentirono subito perché impegnati a provare la voce: gorgheggi angelici. Poiché Lucia insisteva a bussare Destro ad un certo punto sentì il toc-toccare e disse a Mancino di andare a vedere chi bussava alla porta del Paradiso. Mancino eseguì, aprì lo spioncino, guardò fuori, ma non vide nessuno e lo riferì a Destro. Destro, serio serio, ribatté: «Ti avranno fatto un tiro Mancino!». E si mise a ridere per la battuta.

Il toc-toc però continuava e pensò di andare lui allo spioncino… fuori nessuno… stava per chiuderlo quando una vocina un poco stizzita gridò: «Ehi! Voi! Sono qui sotto!». Solo allora Destro si accorse che c’era una ragazzina ai piedi del portone: «Cosa fai qui? Torna subito a casa, i tuoi genitori saranno in pensiero!». Lucia rispose sbuffando: «Un attimo fa ero a casa e mi stavano uccidendo… un attimo dopo ero qui, anzi sono qui e non intendo andarmene! Fatemi entrare!». Destro si consultò con Mancino e non volendo prendersi la responsabilità decisero di chiamare Pietro il portiere, era lui che aveva le chiavi per aprire. «Bimba! Aspetta un attimo che chiamiamo Pietro, lui ha le chiavi e ti farà entrare…» e poi sottovoce, «forse», disse Mancino… «può darsi», sussurrò Destro.

In mezzo attimo si palesò Pietro, tintinnante di chiavi. Informato dell’accaduto dagli Arcangeli aprì la porta e si presentò a Lucia. «Buongiorno ragazzina, e tu chi saresti?» «Io sono Lucia e tu chi sei?» «Lucia? Ma ti aspettavamo nel pomeriggio! Avevi fretta di arrivare?» Lo disse col sorriso sulla bocca, un sorriso incastonato in una grande barba bianca. Lucia sorrise a sua volta. «Vieni, disse Pietro, vieni che ti presento agli altri… seguimi». Lucia in un battibaleno fece un giro turistico del Paradiso con Pietro che gli presentò un’incredibile varietà di ospiti, nessuno della sua età, tutti più o meno anziani come Pietro, uomini e donne… anzi Sante e Santi… e scoprì così che anche lei era diventata Santa, in un attimo da Lucia a Santa Lucia. Lei si sentiva ancora come prima, ma non lo disse a nessuno perché era una ragazzina educata e non volere essere sgarbata o offendere nessuno.


Il Paradiso era sulle nuvole. Non si finiva mai di scoprire posti, cose, persone, ascoltare musiche, cori. Il Paradiso non era certamente un posto silenzioso e tutti quelli che incontrava volevano sapere di lei, chi era, da dove veniva, cosa le era successo… ed erano tutti anziani, barbuti, barboni, barbosi… e lei cominciava ad annoiarsi. Iniziò allora a stare da sola, cercando luoghi poco frequentati. Fu così che scoprì, per caso, il Pozzo delle lacrime. Il Pozzo delle lacrime era un posto strano, un prato in mezzo alle nuvole, ma con un imbuto piantato nel centro, con la parte larga girata verso il giù e la parte stretta verso il su. Dal Pozzo delle lacrime si riusciva a sentire il pianto dei bambini salire verso il cielo. Erano lacrime di dolore, paura, disperazione, ansia, abbandono, insonnia, fame, sete


Lucia era restata molto toccata da quel posto e da quello che si sentiva. Doveva fare qualcosa, non si potevano ignorare quelle sofferenze, e in un attimo pensò a come poter intervenire per portare almeno un attimo di sollievo a quelle sofferenze. Doveva parlarne col Capo! Parlò con Pietro, lo supplicò, gli spiegò, lo implorò… e lo convinse. Ma Pietro non parlò mai col Capo perché il Capo aveva sentito tutto e in un attimo, commosso, diede la risposta alla richiesta di Lucia.

«Lucia, tu scenderai una volta l’anno sulla terra, di notte, quando i bimbi dormono e non ti possono vedere, una campanella avviserà chi sveglio, di tenere gli occhi chiusi, altrimenti un soffio di sabbia gli negherà la vista; porterai un dono ad ogni bambino per dargli un attimo di felicità in questa valle di lacrime. Avrai con te un animale che ti aiuterà nell’impresa, ma sarai tu a scegliere quello che più ti aggrada, sceglilo bene, che sia mansueto, resistente ed umile». Detto questo la voce si zittì, le nubi si spalancarono e in un battibaleno, ops, volevo dire in un attimo, Lucia si trovò sulla terra, in un prato verdeggiante, ai bordi della foresta e vicino al mare. Lei stava seduta su uno sgabello, aveva in mano un lungo elenco di animali, non in ordine alfabetico, ma alla rinfusa e nella stessa maniera gli animali erano tutti lì, fra foresta, cielo, prato e mare. Lei era sola, nemmeno un cherubino ad aiutarla, ma si fece coraggio, ci sarebbe voluto del tempo, che certo non le mancava e tanta, tanta, pazienza.
Lucia si scosse dai pensieri perché qualcosa di morbido si strusciava contro la sua gamba… un gatto.


Gatto: «Ciao, io potrei essere ciò che cerchi, sono morbido, simpatico, faccio le fusa…»
Lucia: «Hai unghie affilate però, potresti graffiare e quando soffi fai paura…»
Gatto: «Non ti preoccupare le unghie le tengo tra i polpastrelli per evitare i graffi». Proprio in quel momento il gatto si accorse di un topolino in fila fra gli animali, fece un balzo, lo mancò e si mise a rincorrerlo nella foresta.
Puzzola: «Lascia perdere quel felino, io sono il compagno ideale, morbido, allegro…» proprio in quel momento si sentì venire dalla foresta un ruggito e la Puzzola reagì all’istante ops, volevo dire in un attimo, spruzzando nell’aria un profumo pestilenziale che fece allontanare di qualche metro gli altri animali.
Lucia: «Grazie Puzzola ma penso che tu non sia adatta, grazie comunque». La Puzzola si allontanò con la coda fra le gambe senza sapere perché non era stata scelta.
Cane: «Io, io posso aiutarti, annuso e trovo la strada, sono giocoso, sono fedele…»
Lucia: «È vero Cane, tu forse potresti essere…».

Proprio in quel momento il Cane si mise in punta verso la foresta, annusò una lepre e si lanciò alla caccia sparendo subito alla vista. Lucia lo stava seguendola con lo sguardo quando sentì un brivido viscido ad una gamba… un serpente le si era avvolto e risalendo il corpo ora era davanti al suo viso… una mela in bocca…Serpente: «Io sono il compagno ideale, so stringere… amicizie, sono silenzioso, di me ci si può fidare, guardami negli occhirilassati!». Lucia era un poco intontita, quegli occhi erano strani, si sentiva stanca, forse avrebbe fatto un pisolino, un attimino di riposo… Si sentì un tuono celeste vibrare nell’aria, Lucia in un attimo si risvegliò, il Serpente, svelto, scivolò via nell’erba alta. Ai piedi di Lucia restò la mela.


Riccio: «Stai attenta ai serpenti Lucia, sono pericolosi, ti stringono, ti levano il fiato poi ti mangiano, intera!»
Lucia: «Grazie Riccio… eeeh… ehhh… eeehtciì!». Lucia starnutì, il Riccio si spaventò, si raggomitolœ e divenne in un attimo una palla spinosa. «Scusami Riccio, non volevo spaventarti… certo che di spine ne hai tante… e molto appuntite… forse è meglio che non ti avvicini ai bambini… mi spiace perché sei molto carino». Il Riccio si allontanò incerto se essere triste perché non era stato scelto o felice perché Lucia aveva detto che era molto carino


La tranquillità dei presenti venne interrotta da uno scalpiccìo rapido… comparve una gazzella... salutò Lucia e si lanciò nella foresta… un attimo dopo comparve una leonessa… annusò l’aria, salutò Lucia: «Ci vediamo dopo, prima devo prendere una gazzella» e si tuffò nel verde della foresta. Dalla parte opposta del prato si alzò alto un grugnito e un grasso Porcello, appena uscito da una fangosa pozzanghera si fece strada fra gli animali schizzandoli di fango… «Io sarei disponibile ad aiutarti, sono forte, simpatico, conosco storie, potrei raccontare ai bambini quella dei tre porcellini…».

Porcello mentre parlava il fango gli colava fra le setole e le zampe allargandosi poi in una scura pozzanghera e sembrava che a lui piacesse molto! «Ti ringrazio Porcello», rispose Lucia, ma sporcheresti le case e poi noi, regola importante, dovremmo passare inosservati… i bambini non devono vederci ne sentirci!…. Porcello sorrise… «Sarà per un’altra occasione allora!». Trotterellando, com’era venuto, se ne andò.


Lucia era senza fiato, stavano succedendo troppe cose, tutte assieme, aveva bisogno di un attimo di quiete e la ottenne. Ai suoi piedi un sasso si stava muovendo lentamente… non era un sasso… era l’animale più antico della terra, una Tartaruga. Tartaruga: «Ciao Lucia, io sono calma, resistente, conosco tante storie ché tanto ho vissuto… potrei esserti utile».


Lucia: «Grazie, apprezzo davvero le tue parole e le tue caratteristiche ma sei un po’ troppo lenta, non riusciremmo mai a consegnare tutti i regali in una notte, ci vorrebbe una settimana intera…».
Tartaruga: «Come preferisci piccola, se per caso cambi idea fammelo sapere, resto a tua disposizione». E piano piano, lenta lenta si allontanò. Lucia seguì con lo sguardo la Tartaruga allontanarsi, il suo carapace confondersi e sparire nell’erba. E poi un pianto dirottosinghiozzi… e dalla stessa erba comparve un enorme Coccodrillo, lacrimando.
Coccodrillo: «Oh Lucia, vengo io, a me piacciono i bambini, tanto, tanti, sono forte, non mi stanco…»
Lucia: «Ma perché stai piangendo disperato?».
Coccodrillo: «Oh nulla, un attimo fa ho mangiato una gazzella che era inseguita da una leonessa, si era fermata a bere al fiume… non ho resistito… è stata una ghiotta occasione… poi mi sono pentito e mi sono messo a piangere… mi succede spesso dopo pranzo o cena».
Lucia: «Grazie Coccodrillo, ma preferisco un animale meno lacrimevole di te, sei troppo sensibile!». Il Coccodrillo se ne andò orgoglioso di essere sensibile e Lucia fece un lungo respiro di sollievo perché era riuscita a respingerlo senza offenderlo.

Il tempo passava e Lucia cominciava ad avere dubbi… trovare l’animale adatto al suo scopo stava diventando un’impresa… forse impossibile. Era presa da queste turbe quando davanti ai suoi occhi scese appeso ad un filo un enorme ragno. Lei si immobilizzò terrorizzata, divenne bianca come il latte e fredda come un ghiacciolo.

Ragno: «Che ne pensi? Potrei esserti utile? Sono silenzioso, lego facilmente con tutti, ho sempre il filo della situazione in mano, ho una grande rete di amicizie…».
Lucial, lentamente si era ripresa e aveva preso coraggio. «Carissimo, sei molto carino, ti ringrazio ma se un bambino dovesse svegliarsi mentre sei con me potrebbe spaventarsi a morte… scusa….» Il Ragno riavvolse il filo e svanì. Dal mare arrivarono fischi acuti, a ripetizione e poi una voce squillante
Delfino: «Oh Lucia, vengo io, sono veloce, forte, simpatico, giocherellone…».

Lucia sorrise, Delfino era proprio simpatico, ma viveva nel mare, si muoveva veloce, sì, ma continuava a saltare, dentro e fuori dall’acqua… «Mi spiace Delfino, sei proprio simpatico, ma in acqua si bagnerebbero i regali, grazie!». Delfino, fischiando sparì in un attimo fra le onde, poi tornò fuori, ancora per un attimo, sparì di nuovo sotto il mare e… non si vide più.

Lucia era senza fiato, quell’apparire e sparire rapido e fugace era stato repentino, improvviso, inaspettato… come inaspettato fu il comparire fra i suoi piedi di una ghianda. L’aveva appena scaricata svolazzando un pipistrello: «Consegna Amazoonnn!». Il tempo di capire cosa stava succedendo e l’attimo dopo un urlo, stridulo, straziante: «Miaaa!» Entrò rapido in scena uno scoiattolo, inciampò, rotolò, rimbalzò sulla ghianda, la prese, gli scivolò via, verso la foresta e… sempre gridando: «Miaaa!…» la rincorse e in un attimo sparì alla vista. Si sentì un barrito, potente, si vide la ghianda volare verso il centro della foresta e subito dopo il grido: «Miaaa!».

Entrò nel prato un enorme pachiderma, sorridente, gli altri animali si strinsero per fargli posto: «Allora signorina Lucia… che ne pensa della mia compagnia, sono svelto, pieno di forza, intelligente, ubbidiente e ho tanta memoria».
Lucia: «Grazie Elefante, apprezzo i tuoi pregi, ma purtroppo hai un enorme, diciamo, difetto… sei veramente enorme, non potresti mai venire con me nelle case dei bambini!».
L’elefante sorrise: «Vabbè… ci ho provato… buona fortuna!». Ondeggiando, lento e possente si tuffò nella foresta.

Lucia era stanca, aveva speso tutta la giornata nella ricerca di un animale adatto alle sue esigenze ma non era ancora riuscita a trovarlo. Si alzò, salutò gli animali, diede loro appuntamento per l’indomani, prese lo sgabello, si girò per andare e si trovò davanti un asinello.
Lucia: «Sei appena arrivato?».
Asinello: «No, ero qui dall’inizio».
Lucia: «Perché non ti sei fatto avanti prima?».
Asinello: «Perché sono un animale paziente! Sono anche resistente e robusto; posso portare pesi, sono mansueto e non mi stanco facilmente».
Lucia: «Mi piaci proprio Asinello, penso tu sia il compagno di viaggio ideale che sto cercando. Cosa ti piace mangiare?».
Asinello: «Mangio fieno e bevo acqua fresca, e tu Lucia
Lucia: «Io mangio di tutto ma sono golosa di mandarini!».

Lucia abbracciò il suo nuovo amico e aiutante, il suo pelo era morbido, gli fece un grattino sulla testa fra le lunghe orecchie e sussurrando gli disse: «Andiamo, è giunto il tempo di portare qualche attimo di serenità ai bambini sulla terra!». L’asinello rispose: «Hi-ho!». Era una conferma. I due s’incamminarono verso la notte più lunga dell’anno. Un attimo dopo la neve fece loro compagnia.

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