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MUSICA

Quell’inno per dirsi italiani

Alle 16.30 il concerto-conferenza presso la Biblioteca Statale

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

26 Novembre 2025 - 05:15

Quell’inno per dirsi italiani

Piazza Sant’Agata per la visita di Giuseppe Garibaldi nella tela di Gorra. Nel riquadro il ritratto del giovane Goffredo Mameli, autore dell’inno che fino al 2017 è stato inno provvisorio d’Italia

CREMONA - «Dare dignità costituzionale al Canto degli Italiani attraverso un progetto, presentato alla Presidenza della Repubblica, per inserirlo nell’articolo 12 della Costituzione». Così Emanuele Bettini, dall’anno scorso nominato dal presidente Mattarella Cavaliere di Gran Croce, presenta il concerto di musiche di Michele Novaro che si terrà oggi alle 16.30 presso la Sala Carini Dainotti della Biblioteca Statale di Cremona.


In effetti, se la conformazione della bandiera ufficiale della Repubblica, il tricolore, è codificata dalla nostra Costituzione, manca invece totalmente il riferimento all’inno che gli italiani intonano durante le celebrazioni ufficiali (e non solo). Scritto nel 1847 dal giovane patriota Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, il brano nacque nel clima fervente del Risorgimento, quando l’idea di un’Italia unita era ancora un progetto lontano ma già ardentemente desiderato.

Fatta l’Italia, bisogna fare l’inno, ma al Canto degli Italiani, fitto di riferimenti repubblicani e giacobini, fu preferita la Marcia Reale, che dava, per così dire, ragione alla parte monarchica, trionfante al termine del Risorgimento. Il Canto viene adottato come inno nazionale solo nel 1946. La soluzione è, in realtà, provvisoria, e risponde alle necessità del periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Il Canto resta dunque, de facto, inno d’Italia fino al riconoscimento de iure, avvenuto soltanto con la legge n. 181 del 4 dicembre 2017.

Piazza Cavour ora piazza Stradivari in una stampa tratta da L’illustration Journal Universel


Dal 1946, comunque, il Canto degli Italiani accompagna oggi cerimonie istituzionali, manifestazioni sportive e ricorrenze civili. La sua melodia incalzante e il richiamo all’unità e alla libertà continuano a evocare un senso di appartenenza collettiva, rendendolo un elemento imprescindibile del patrimonio culturale del Paese. Nonostante i dibattiti che nel tempo hanno riguardato la sua solennità e la sua adeguatezza, l’inno resta un punto di riferimento simbolico per generazioni diverse, capace di unire sotto le stesse note cittadini di ogni età.


L’idea di questo concerto-conferenza nasce dallo stesso Bettini, a seguito del ritrovamento, nel suo archivio storico personale, di spartiti d’epoca di brani risorgimentali. Un lavoro di sette mesi, realizzato con il coinvolgimento della sezione Cremona-Lodi dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, diretta dallo stesso Bettini, del Conservatorio Claudio Monteverdi e della Biblioteca Statale, insieme all’Associazione Insigniti Omri e alla Prefettura di Cremona. Un’occasione unica per ascoltare versioni storicamente attendibili di canti risorgimentali quali il ‘Canto del Dragone’, la ‘Livornese’, ‘Roma e Venezia’, la ‘Bandiera italiana’ e ‘Venezia’. Tutti brani musicati da Michele Novaro, il compositore che più di tutti si spese per la causa risorgimentale.


Bettini sottolinea come l’iter avviato per inserire il Canto degli Italiani in Costituzione sia «partito proprio da Cremona: nessun colore politico — precisa — e nessuna manifestazione di appartenenza partitica». I colori non sono politici, ma ci sono: verde, bianco e rosso, come recita l’articolo 12. «Così come il tricolore ha la sua giornata dedicata (il 7 gennaio, ndr), ci sembra giusto che anche il nostro inno nazionale ne abbia una».


Al concerto saranno presenti presidente della Fondazione Insigniti Omri, Francesco Tagliente, e Michele D’Andrea, per quindici anni consigliere della Presidenza della Repubblica ed esperto del Canto degli Italiani, tanto da essersi occupato della versione filologica del Canto che verrà eseguita a conclusione del concerto. A D’Andrea è affidata anche la conversazione ‘Inno e dintorni: oltre i luoghi comuni’ a corredo del concerto.


La scelta della Biblioteca Statale per ospitare il concerto non è stata casuale. Palazzo Affaitati, infatti, nel 1859 fu adibito a ospedale militare destinato agli ufficiali francesi feriti nelle battaglie di Solferino e San Martino. In ricordo di questa connessione coi cugini d’Oltralpe, sarà presente al concerto anche il console generale di Francia, François Bonet. Dopo i saluti iniziali della direttrice della Biblioteca, Raffaella Barbierato, a intonare i canti risorgimentali saranno gli allievi del Conservatorio delle classi di canto dei docenti Roberto Antonio De Biasio e Federica Zanello accompagnati dagli studenti delle classi di pianoforte dei docenti Maurizio Baglini e Federico Porcelli, insieme al coro del Conservatorio, diretto da Giuseppe Caffi.

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