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SOFONISBA ANGUISSOLA

La ragazzina di Cremona scriveva un diario segreto

Caroli il 6 novembre in sala Maffei con ‘Come in uno specchio’: un libro che è un romanzo ma anche una sceneggiatura

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

31 Ottobre 2025 - 08:55

La ragazzina di Cremona scriveva un diario segreto

Sofonisba Anguissola, ‘Partita a scacchi’ (1555), oggi al Museo nazionale di Poznan. Nel riquadro, Flavio Caroli storico dell’arte alla presentazione del libro a palazzo reale a Milano

CREMONA - Che cosa si sa dell’arte e della lunga vita di Sofonisba Anguissola? Conosciamo la famiglia, i viaggi, le avventure, gli amori e i due matrimoni, gli anni alla corte spagnola e gli anni siciliani, abbiamo imparato a conoscere la tempra, la testardaggine, il suo anticonformismo. Che cosa sappiamo invece della sua anima e della sua intimità, del suo privato? Poco o nulla. Nel suo ultimo libroCome in uno specchio.

Il diario segreto di Sofonisba Anguissola’ (Rizzoli, 2025, 189 pagine, 25 euro) Flavio Caroli ha provato a raccontare i sentimenti e i pensieri della prima, grande protagonista dell’arte non solo italiana. Un libro che si legge come un diario o come un romanzo, o ancora come la sceneggiatura di un film girato nel Cinquecento tra Cremona, Madrid, Palermo e Genova con una sola grande protagonista: Sofonisba, la pittrice cremonese di cui quest’anno ricorrono i 400 anni della morte. Con una lectio magistralis molto applaudita, il professore ha presentato in anteprima il nuovo libro l’altro ieri a palazzo Reale di Milano, giovedì prossimo 6 novembre sarà a Cremona (sala Maffei, ore 18) ospite della camera di Commercio e Cremona Musei.

L’Autoritratto di Sofonisba (1554) che è anche in copertina e a cui l’autore si è ispirato nella stesura 


«Il diario esiste sì e no — chiosa Caroli - troppo grande il desiderio di scavare nella sua anima. E così l’ho immaginato in quel libretto che la pittrice tiene fra le mani nell’autoritratto del 1554 oggi al Kunsthistorisches di Vienna e che è finito anche in copertina». Con un’indagine frutto degli studi iniziati nei primi anni Settanta e della passione per le vicende meno conosciute ma più intense della storia dell’arte, Caroli consegna al suo pubblico, con questo ‘ritrovamento’, tutto l’amore per la pittrice cremonese di cui racconta la vita in prima persona. Per agevolare la lettura, nel testo sono state inserite numerose immagini delle opere d’arte a cui Sofonisba fa riferimento e alcuni dipinti di autori che possono aiutare va delineare meglio il contesto e collocare le vicende raccontate.


Il ‘Diario’ inizia il 19 marzo 1549. Sofonisba, all’epoca ragazzina di 17 anni, scrive: «Cremona è piccola e pettegola. Quando ieri siamo uscite di casa, mia sorella Elena ed io (con due servi) per trasferirci in casa di Bernardino Campi e lì apprendere la pittura, sentivo gli sguardi dei vicini dietro alle finestre di via Tibaldi. L’ha detto anche mio padre che tiene tanto al suo titolo nobiliare. ‘Non si è mai vista una donna che faccia la pittrice’. Ho diciassette anni. Sento che lo farò».

L’Autoritratto di Lucia Anguissola (1557), oggi nelle collezioni del castello Sforzesco di Milano

Ha le idee chiare la ragazza cremonese che nel giro di pochi anni si afferma professionalmente, riceve i complimenti di Michelangelo e di Giorgio Vasari, ha dimestichezza con la pittura dei colleghi fiorentini e veneziani, bresciani e bergamaschi, riceve l’invito a recarsi alla corte spagnola dal potentissimo Filippo II, erede di quel Carlo V, quello, per intenderci, sul cui impero non tramontava mai il sole. Un ruolo non secondario nella vicenda lo ebbe anche il capofamiglia, Amilcare, moderno manager della dotatissima figlia Sofonisba e amministratore delle sue fortune. Meno propenso a sponsorizzare Lucia, terza di sei sorelle quasi tutte pittrici, morta appena trentenne che, scrive ancora Vasari, «ha lasciato di sé non minor fama che si sia quella di Sofonisba».

Scritto fra il 1549 e il 1624, un anno prima della morte a 93 anni, la pittrice quasi cieca ha accanto il secondo marito, il genovese Orazio Lomellini, sposato nel 1580, lei 48enne, lui 25 anni di meno. Un matrimonio solido, d’amore, di vero amore fino agli ultimi giorni. Scrive nel diario: «Mio marito è bello e vanesio, bello come un tunisino. Ed è buono. Ed è intelligente. Potrebbe ostentare la sua importanza sociale invece è un benefattore inguaribile».

Durante la lectio Caroli si è avvalso della proiezione di una serie di immagini che, nel dipanarsi del racconto, fissano i punti salienti della vita personale e e artistica di Sofonisba. Dalla Partita a scacchi dove «con humor fissa sulla tela un momento di vita famigliare al ritratto di sua sorella Elena andata suora, dal ritratto della mamma Bianca Ponzone «ingessata in un abito che pare una armatura» a quello «ufficiale, ma con dentro un’anima cremonese» di Elisabetta di Valois fino alla Madonna dell’Itria in cui si cimenta con il tema del sacro. Dell’ingegno pionieristico e artistico di Sofonisba parlerà Caroli giovedì 6 novembre. Proverà ad aprire pertugi, finestrelle, spiragli nella vita di una dama cinquecentesca cremonese che quasi cinquantenne sposa un venticinquenne. Per amore.

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